Centro Studi Ermetici Alchemici

ALCHIMIA E PSICOSINTESI

Accostare l'alchimia alla psicosintesi può apparire a prima vista sorprendente. Ed in parte lo è anche perché il fondatore della psicosintesi - Roberto Assagioli - nonostante la sua vocazione spirituale per evitare i pregiudizi degli altri psichiatri non citò mai autori spiritualisti ma cercò negli autori più accreditati tutti gli elementi che gli permisero di estendere la Psicologia stessa alla sfera trascendente. Di fatto, Assagioli, dietro la facciata accademica, non fece mai mistero di essere un teosofo convinto e praticante e tanto meno di avere in gran considerazione Magia e Alchimia. Dell'una e dell'altra ne accoglie però solo l'espressione più pura e cioè la Magia bianca o divina e l'Alchimia spirituale. Quest'ultima, inoltre, la fa coincidere con l'autentico percorso psicosintetico: “La psiche si armonizza con lo spirito ed include il corpo raggiungendo una unità organica e armonica di tutti gli aspetti dell'uomo, una 'bio-psicosintesi'. E' una vera alchimia spirituale”.
Nello stesso testo, affrontando il tema della trasmutazione e sublimazione delle energie affettive e sessuali, Assagioli evidenzia i danni che possono derivare dalla repressione degli elementi inferiori ma anche quelli derivanti dal lasciare libero sfogo agli istinti e alle passioni. Egli intravede una terza possibilità e questa è proprio la via alchemica.
Tale metodo è noto da lungo tempo e del resto, essendo un metodo buono e 'naturale' nel senso più alto della parola, cioè corrispondente alla vera natura dell'uomo e alla via ascendente che egli è destinato a percorrere, esso viene praticato con successo da molti per intuito, senza rendersene ben conto, senza saperlo e volerlo coscientemente, seguendo i dettami e le indicazioni di quella Guida interiore che non manca mai a chi cerchi sinceramente il bene.
Quel metodo è alla base dell'alchimia, della vera alchimia, quella spirituale, che si serviva di simboli materiali per esprimere realtà e processi interiori.
Lo zolfo, il sale, il mercurio di cui parlano gli alchimisti rappresentano i diversi elementi della psiche umana. Athanor, il recipiente in cui vengono messi, simboleggia l'uomo stesso. Il fuoco su cui il recipiente vien messo è stato chiamato in modo assai significativo Incendium amoris: è il calore, la forza trasformatrice dell'amore spirituale. Le sostanze sottoposte a quel processo passano per tre trasformazioni: un primo stadio, in cui diventano nere e che è chiamato anche putrefazione: esso corrisponde allo stadio della purgazione o purificazione di cui parlano i mistici; nel secondo stadio diventano bianche, si trasformano in argento: e ciò corrisponde all'illuminazione dell'anima. Infine nel terzo e più alto stadio diventano rosse, si trasformano in oro, l'oro spirituale che è il compimento del Magnum Opus e corrisponde al glorioso stato unitivo dei mistici.
Assagioli considera l'alchimia un metodo buono e 'naturale' nel senso più alto della parola, vale a dire corrispondente alla vera natura dell'uomo e alla via ascendente che egli è destinato a percorrere se vuole realizzare pienamente lo scopo per cui esiste. Per sublimare la sua natura animale e trasmutarla nell'oro dello spirito egli deve conoscere se stesso ed imparare ad ascoltare la voce della sua Guida interiore (l'Io assagioliano o Sé inferiore , il Nume o il Genio che dir si voglia) che non manca mai di farsi sentire agli uomini di buona volontà.
La generale comunione di intenti tra psicosintesi e alchimia induce a pensare che anche nel corpus dottrinario e nella prassi operativa vi debbano essere consonanze e affinità. Alchimia e psicosintesi sono infatti accomunate da una identica concezione della personalità umana, lo ha notato Giorgio Sangiorgio ne Il fuoco segreto degli alchimisti.
" In realtà, le azioni quotidiane non sono mai compiute da un unico Io personale, ma da un complesso di personalità incontrollabili e mutevoli (vedi la teoria della Psicosintesi di Assagioli). A tale inconsistente Io – che a volte vuole una cosa e a volte un'altra, prima desidera e poi disprezza la stessa cosa, che è soddisfatto e insoddisfatto nell'arco di uno stesso giorno – l'operatore alchemico deve subito porre un freno. L'azione di controllare ed opporre resistenza all'Io personale comporta un notevole sacrificio ed un grande sforzo di volontà, ma determina anche l'inizio di una cristallizzazione della coscienza nell'IO superiore e unitario, scopo precipuo dei Sacri Offici e di ogni successiva operatività."
La psicosintesi è convinta che nel vivere quotidiano le persone agiscano in base agli stimoli che derivano loro dalle subpersonalità, tanti piccoli io, talvolta in contrasto tra di loro, talvolta complici, che si contendono la scena nel teatro della vita umana di ognuno. Questo movimento caotico superficiale impedisce all'Io vero di potersi manifestare. La psicosintesi collima con l'alchimia non solo nella concezione della personalità superficiale formata da un complesso di personalità incontrollabili e mutevoli ma anche nel ritenere che dietro le quinte esista un IO superiore e unitario che all'occorrenza si fa sentire anche in mezzo al caos, per esempio nei momenti di serio pericolo , e che, se vogliamo evolvere, dobbiamo prendere a Guida.
Prestare attenzione a queste subpersonalità, fare la loro conoscenza con un processo graduale di disidentificazione, comprendere il bisogno spesso nascosto che soddisfano e sbloccare le energie in esse sequestrate è un'opera di purificazione e di messa in circolo di energie che semplifica la vita e consente all'Io vero, o Nume, o Genio, o Guida che dir si voglia, di manifestarsi sempre di più sul piano della personalità e di farsi tramite sempre più evidente del Sé superiore di cui è il riflesso magari con l'intuizione o l'ispirazione creativa.
Il lavoro sulle subpersonalità fatto in gruppo, o con l'aiuto di un terapeuta psicosintetico che abbia già fatto il percorso personale, ma anche con l'autoanalisi per chi ha già un equilibrio personale sufficientemente sviluppato, rappresenta la prima parte, e in genere la più faticosa e dura, del lavoro psicosintetico in cui si utilizzano numerose tecniche, in continua evoluzione, che per molti versi assomigliano a quelle usate dagli alchimisti moderni che vanno dal diario, al riepilogo della storia personale, alle passeggiate meditative, all'uso della pittura, della danza, del gioco dei ruoli e molte altre non ultima quella dell'immaginazione guidata . Sperando di rendere meglio l'idea dell'operatività psicosintetica riporto un frammento del mio diario di alcuni anni or sono.
" Partecipare a conferenze, presentazioni, seminari e ad un corso introduttivo sulla psicosintesi, ha avuto il primo immediato effetto positivo di farmi conoscere gente nuova, motivata e molto rispettosa dell'autonomia altrui. Mi sono sentito subito a mio agio in un'atmosfera serena e soprattutto non giudicante, atteggiamento che avrei scoperto successivamente essere una regola di base nella conduzione dei lavori di gruppo. Ma quello che più mi ha colpito è stata la totale assenza di dinamiche di potere: ogni persona era un mondo a se stante, accettata per quello che era, con il suo carico di cose belle e brutte; ed era presa in considerazione non per quello che poteva valere in termini di potere sugli altri quanto per la capacità di farsi carico dei propri problemi secondo un assunto di base che le difficoltà che incontriamo nella nostra vita non ci vengono dagli altri ma dal nostro modo immaturo di interagire con noi stessi e con il mondo che ci circonda.
Mi è venuto spontaneo un paragone con tutte le mie precedenti esperienze di gruppo ed ho dovuto constatare l'originalità e la virtuosità della situazione in cui mi trovavo perché sin dai tempi dei gruppi politici, per passare poi a quelli esoterici, la componente giochi di potere, fenomeni di dipendenza, alleanze più meno manovrate, erano all'ordine del giorno e ad essere inevitabilmente sacrificata era l'autonomia e l'indipendenza personale.
Niente di tutto questo nelle mie prime esperienze in campo psicosintetico. Qui anche la diversità di ruoli non implicava affatto un diverso grado di potere nei confronti degli altri quanto piuttosto un diverso grado di responsabilità strettamente connesso alle competenze da esercitare ma niente di più; la stessa disposizione a cerchio nei lavori di gruppo crea oggettivamente un senso di pari dignità tra i partecipanti indipendentemente dal ruolo esercitato.
Diversamente dalle mie esperienze comunitarie precedenti intravvedevo nel qui e ora la prefigurazione di ciò che si voleva ottenere. Non si trattava di lavorare rinviando ad un futuro incerto la meta che si voleva realizzare: la meta era già lì presente nella sua semplicità disarmante. Ognuno, in piena autonomia e indipendenza, poteva partecipare a questa comunità liberamente condividendo la propria esperienza ma, inevitabilmente, facendosi carico dei propri problemi. Una situazione del genere è per sua natura dinamica e qualche volta può far paura perché non siamo abituati a fluire con la vita. Occorre comunque precisare che si tratta di una comunità protetta in cui è possibile vivere una realtà più autentica ma che deve poi inevitabilmente confrontarsi con il vivere quotidiano di ognuno."
Questo lavoro sistematico di scavo deve essere portato avanti a livello individuale in piena autonomia ed ognuno è libero di scegliere i tempi e i modi su cui costruire il suo percorso. Anche questo mi sembra molto affine allo spirito dell'alchimia. Va da se che si può identificare questa prima fase con l'opera al nero, la nigredo. Al termine di questa prima fase dovrebbe manifestarsi qualche bagliore dell'Io che preannuncia l'albedo ma da quello che mi risulta l'accesso a questa seconda fase è più unico che raro ragion per cui non mi dilungo anche se ho potuto constare che vi sono proposte operative anche a questo livello.
Concludo con una mia personale osservazione. L'alchimia ha molto da imparare dalla psicosintesi di Assagioli il quale ha saputo ampliare gli orizzonti della psicologia negli sconfinati territori della spiritualità , ma ha anche molto da dare la dove ha mantenuto il contatto vivo con la tradizione nel senso di conoscenza del percorso e di esperienza del Sé; e ciò è ancor più vero se si pensa che per molti psicosintetisti il Sé è più che altro un riferimento dottrinario e non qualcosa di esperibile come aveva dichiarato lo stesso Assagioli.
Lo Spirito per se stesso è la Realtà Suprema nel suo aspetto trascendente, cioè assoluto, privo di ogni limitazione e determinazione concreta. Lo Spirito quindi trascende ogni limite di tempo e di spazio, ogni vincolo di materia. Lo Spirito è nella sua essenza, eterno, infinito, libero, universale. Questa suprema, assoluta Realtà non può essere conosciuta intellettualmente poiché trascende la mente umana; ma può essere postulata razionalmente, colta intuitivamente, sperimentata, in qualche misura, misticamente.

FERNANDO POTI