Centro Studi Ermetici Alchemici

IL CAMMINO PER SANTIAGO DI COMPOSTELA

In passato - ma anche oggi, nel XXI secolo - le principali fasi alchemiche di lavorazione del composto umano erano viste come le tappe di un lungo pellegrinaggio. Seguendo la magia simpatica, le operazioni alchemiche di trasformazione interiore si appoggiavano ad atti, a gesta esteriori simboliche, per cui erano sentiti come profonde esigenze spirituali, come formidabili esperienze di trasmutazione nel corpo e nell’anima, i pellegrinaggi al santuario di S. Giacomo di Compostela in Galizia, a Roma tramite la Via Francigena, e a Gerusalemme, in Terra Santa.
In genere, questi viaggi spirituali erano compiuti all’andata a piedi, per vie di terra, il che si associava alla mortificazione e macerazione della sfera densa e pesante del corpo, e poi al ritorno sul mare aperto, a vele spiegate, il che si associava alla purificazione e sensibilizzazione della sfera fluidica e percettiva dell’anima.
Il santuario di S. Giacomo Maggiore a Santiago in particolare, costruito nel XI secolo dal maestro francese Bernardo, era il prototipo della chiesa dei pellegrini. Le ampie dimensioni potevano accogliere migliaia di persone, che prostrate dal lungo cammino potevano riunirsi in preghiera nelle vaste e lunghe navate, illuminate dalla luce che penetra dalle finestre e dalla cupola. Il cammino per giungervi da ogni paese d’Europa – circa mille chilometri – era chiamato Via Lattea e lungo il percorso sono stati edificati luoghi di ricovero, ospedali, chiese ed abbazie.
L’edificio conserva le reliquie del santo, la cui tomba, secondo una certa tradizione, fu scoperta nell’anno 813 da un contadino che arava il terreno. Una stella apparve all’improvviso nel cielo ed indicò con un raggio luminoso un punto nel terreno, dove venne scavato e rinvenuto il sepolcro. Fin d’allora, il luogo del ritrovamento fu chiamato campus stellae, da cui deriva il nome Compostela.
In questa tradizione le analogie con la pratica alchemica – detta agricoltura celeste – sono evidenti. L’agricoltore è lo stesso alchimista che lavora il proprio composto e il sepolcro rinvenuto nel proprio campo allude alla morte iniziatica dell’opera al nero. L’apparizione di una stella di luce nel cielo allude invece alla successiva opera al bianco. Dopo la visita al santuario di Santiago, il Cammino terminava nell’estremo punto occidentale del mondo allora conosciuto, il capo detto Finis Terrae, di fronte all'immenso oceano atlantico, e ciò simboleggia la ricerca alchemica dell’Assoluto, della liberà incondizionata, dell'amore universale, spersonalizzato.
Pertanto l'apostolo Giacomo diventò il santo protettore degli alchimisti medievali e chi compiva il pellegrinaggio per terra e per mare – spesso spinto da un sogno o da una visone improvvisi – poteva fregiarsi con lo stemma della conchiglia. Essa simboleggia la destrutturazione e la ristrutturazione della personalità conscia, col superamento dei flutti abissali e insidiosi della sfera del subconscio.
Probabilmente il simbolo della conchiglia si diffuse per l’abitudine dei pellegrini di raccogliere sulla costa dell’Atlantico un ricordo del viaggio: una conchiglia, chiamata appunto conchiglia di S. Giacomo o cappa santa.
L’alchimia è una teoria ed una pratica ordinate in un sistema coerente, volte soprattutto alla trasformazione psicofisica dell'uomo, con tecniche che rispettano i processi e tempi della natura, simili o analoghe a quelle utilizzate da sempre per la lavorazione dei metalli, delle piante o dei campi e da qui il nome di agricoltura celeste. E una di queste tecniche è camminare ermeticamente, trasformando questo camminare in una vera e propria meditazione in movimento. Ciò si attua mantenendo costantemente la presenza di sé, camminando a lungo, speditamente e in silenzio, concentrati sul movimento alternato delle gambe e delle braccia, con lo sguardo prevalentemente rivolto davanti sé, verso la meta.
Con tale concentrazione si eliminano le interferenze dei pensieri inappropriati e ricorrenti, dei sentimenti fuori luogo e persistenti, dei gesti e delle pulsioni corporee disarmoniche. La costante pressione esercitata sulla pianta dei piedi, seguendo i canoni della riflessologia, stimola al meglio e per un tempo prolungato, organi e sistemi endocrini del corpo fisico. Nella camminata spedita o accelerata i piedi vengono come massaggiati e pertanto intensificano la loro funzione di pompa per la circolazione venosa del sangue e della stessa energia vitale, stimolando gli organi legati alle sette forze planetarie, che per corrispondenze sottili hanno i loro terminali energetici proprio nella pianta dei piedi. In questo modo si espande la sensibilità corporea oltre i rigidi confini abituali.
Questo sentire più espanso, anche se discontinuo e momentaneo, favorisce in chi cammina un intimo collegamento con la natura circostante, sia con la terra sottostante che col cielo soprastante. Dopo aver percorso una discreta distanza e applicato un po' di sforzo, la camminata produce una accelerazione della respirazione, della frequenza cardiaca e del flusso sanguigno, linfatico e ormonale, con la circolazione di sostanze endogene, di particolari endorfine.
Quando vi è questa accelerazione della circolazione interna, unita ad un surriscaldamento del corpo, si attiva il potere dell'elemento fuoco, che altera la coscienza ordinaria, con una maggiore messa fuoco dei centri superiori della testa e del cuore, della sfera percettiva e proiettiva.
Lo scopo meno evidente del camminare a lungo è quello di cambiare la prospettiva con cui ogni istante si assembla la realtà che si percepisce. Tutto ciò interrompe il meccanismo della mente, che attraverso i processi neurologici che individuano e descrivono automaticamente gli oggetti, elabora costantemente la struttura portante della realtà ordinaria, la rappresentazione del mondo condivisa con tutti gli appartenenti ad una data società, condizionante ed alienante, e che impedisce l'esperienza delle realtà fuori del comune o separate da quella ordinaria.
Un pellegrinaggio, che dura uno o due mesi di cammino in condizioni estreme, sposta di molto l’attenzione e la percezione dei partecipanti dagli strati superficiali della struttura psichica, che sono abitualmente sperimentati, a strati più interni e significativi, poco conosciuti o del tutto sconosciuti. Il metodo della tradizione iniziatica per neutralizzare ciò che determina giorno per giorno il nostro IO è cambiare radicalmente e intensamente, in determinati ritiri o gruppi di lavoro, le azioni, i pensieri, i sentimenti, i gesti, gli atteggiamenti corporei stereotipati, condizionati, che inchiodano il nostro IO in una data prospettiva, limitata e arbitraria. Più in queste occasioni i pensieri e le emozioni sono fuori del comune, più gli avvenimenti e le sensazioni vanno oltre gli schemi abituali, sono di rottura , più aumentano le probabilità di una futura crescita spirituale.
Al ritorno da questa esperienza, l’alchimista si trova profondamene cambiato, quasi spaesato, rispetto alle situazioni esistenziali precedenti, agli abituali comportamenti negativi, ripetitivi, che impediscono la nostra trasformazione spirituale.

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