Centro Studi Ermetici Alchemici

L'ALCHIMIA VERDE

Si osserva da più parti che ogni volenteroso che vuole intraprendere l'Opera Alchemica si orienta verso un settore di essa, in base al solito spirito meccanicistico e deterministico che contraddistingue quest'era.
Allora si sente dire che la “Vera Alchimia” è solo quella che opera sui fornelli di un laboratorio metallurgico, quella che sacrifica il tempo per trasformare il vile piombo in oro.
Altri che è solo quella Verde o Spagiria l'eletta, altri ancora che l'unica che conduce alla formazione della Pietra Filosofale è quella spirituale e basta questa per essere compiuti.
Ma per nostra fortuna, l'Alchimia è una ed una sola, non dimentichiamolo mai.
Anzi si potrebbe azzardare che è trina nella sua unità, come trini sono i principi, Solfo – Mercurio - Sale, sui quali ed attraverso i quali, opera il miste per formare la sua quintessenza, la Pietra Filosofale.
Il ternario infatti sta alla base di ogni atto creativo: l' UNO proiettivo, attivo, trova il suo ricettacolo, la sua matrice gestatrice e generatrice nel DUE, per dare alla luce il TRE, il figlio, sintesi dell'atto creativo.
Sarà poi la quadruplicità degli elementi, Fuoco, Aria, Acqua, Terra, a gettare le basi per l'edificazione.
Il Settenario, in seguito, interverrà per dare le direttive di ciò che si vuole portare in manifestazione, mentre i Dodici Signori della Vita forniranno gli elementi necessari, il corpo, per la creazione materiale.
Davanti ai nostri occhi si presentano allora mille rivoli dai quali possiamo attingere ciò che più ci aggrada, secondo le nostre qualità e propensioni, in base alla natura che è presente in ciascuno di noi, cioè la “Tintura” che ci contraddistingue come unici.
In qualsiasi momento del nostro cammino possiamo avvalerci, ora di questo, ora di quello, per poter compiere l'Opera con magnificenza, senza schemi separativi creati dalla nostra mente.
L'essere moderno, nella maggior parte dei casi, si è avvicinato a queste Arti antiche con lo stesso spirito meccanicistico che caratterizza tutta la cultura del suo secolo.
Egli indaga, parcellizza, seziona, classifica, distilla ed infine cerca di clonare la Natura in laboratorio, credendo di imitarla senza il concorso di tutto ciò che lei stessa, intelligentemente, nella sua infinita saggezza e coi dovuti tempi, utilizza per creare pazientemente nel suo grande crogiolo. A questo esame non è certo sfuggita la Spagiria, né le varie filosofie delle famose scuole della grecia antica, indirizzate alla salute psicofisica del corpo e non solo.
La Fitoterapia classica che prende spunto da queste, sulla base di scritti antichi, per poter essere considerata e accreditata come scienza non ha potuto fare a meno di allinearsi a ciò che la chimica imponeva, avvalendosi dei suoi postulati, delle sue regole, che l'hanno indotta ad esaltare i famosi “principi attivi”, presenti nelle varie specie vegetali e ritenuti i veri responsabili di un'azione curativa.
La Spagiria non cerca alcun principio attivo, ma bensì l'energia, l'essenza, lo stato vibrazionale che contraddistingue quell'individuo vegetale e che differisce da un altro avente la stessa capacità terapeutica. La fitoterapia non si è mai chiesta come mai due piante, in possesso di principi attivi differenti, possa curare la stessa malattia! Ma l'alchimista lo sa bene, poiché conosce quelle forze che informano i due individui vegetali, conosce la funzione archetipale che opera in loro e dove possono sviluppare la loro azione nel corpo umano, agendo secondo potenzialità ben precise.
Ricordiamo che l'Alchimia, in passato, era denominata “MAGNA ARS” ed altrove “ARS REGIA”, la Grande Arte, Arte Regale.
Questo grande e regale può emergere solo se si penetra nel suo mondo con un cuore sincero, scevro da pregiudizi di ogni genere, con spirito libero, per ritrovare l'armonia, nell'equilibrio di quelle stesse forze che concorrono alla creazione del visibile e che sostengono la vita.
Ma un'Arte presuppone il proprio coinvolgimento in ciò che si fa, la propria creatività in ogni momento, per conseguire il miglior risultato con il minor sforzo possibile, proprio come opera la Natura.
Oltre a questo diligente e scrupoloso lavoro, che è poi ciò che caratterizza ogni opera in Alchimia, la Natura si avvale di molte altre “forze” che sfuggono alla nostra scienza tecnologica, o perlomeno, vengono etichettate come strane, prive di senso patico e quindi superficiali o marginali, senza alcun valore applicativo.
Risulta quindi doveroso fare una considerazione vitale: il prodotto che il chimico ottiene in laboratorio è ben distante da quello creato nel grembo della Natura, da GAIA o GHES, anche se “la formula bruta” (così viene chiamata in chimica) è identica. Un buon spagirista conosce questa sostanziale differenza.
La chimica, cercando di imitare la natura, si avvale di quei “principi attivi” ottenuti per via sintetica in laboratorio in maggior quantità e minor costo, che piano piano hanno rimpiazzato quelli naturali.
Pochi sanno però che se ponessimo i due prodotti all'esame della luce polarizzata al sodio, l'unica luce qualitativamente più identica a quella del Sole, per mezzo di un polarimetro, presenterebbero comportamenti diversi.
Quello chimico non devia la luce che si rifrange né a destra, né a sinistra e quindi si dice che è racemico: esso è privo di attività ottica e se tramite la luce si sviluppa la vita … anzi la luce stessa è vita, ( fiat lux) lasciamo spazio a tutte le conclusioni.
Quello naturale, invece, devia la luce polarizzata verso destra e/o verso sinistra, dimostrando attività ottica, attività vitale, che il prodotto di sintesi non possiede.
Ma c'è di più. Nei prodotti naturali gli anelli di carbonio sono stati disposti in una spirale di vita, da qui la capacità ottica, proprio come si inanella a spirale il nostro DNA.
Il prodotto sintetico non parla … è muto ... possiamo dire che è morto!
I nostri chimici però non mostrano tanto interesse verso questo esame alla luce polarizzata al sodio, tralasciandolo con sufficienza e noncuranza, come invece accade per altre indagini accurate e puntigliose che non tralasciano per convenienza.
Ecco perché la nostra Arte si propone di mettere in discussione quegli stessi principi vitali che la chimica considera alla base dell'azione terapeutica dell'individuo vegetale.
Inoltre un principio attivo non è attivo in quanto lui stesso è attivo, ma lo diviene perché fa parte di un “gruppo funzionale” in cui sono presenti ben altri 100 – 150 principi responsabili anch'essi dell'azione terapeutica, che la chimica non ha alcun interesse ad isolare. Questo gruppo definito dalla fitoterapia più olistica “fitocomplesso” possiede svariati elementi o principi, come per esempio il selenio (vedi l'aglio) che è un antiossidante e antidegenerante, proteggendolo fino al suo utilizzo mirato all'interno della cellula bersaglio. Perciò se deve degradare, degrada in un certo modo e in situazioni ben specifiche. Possiede inoltre vari principi drenanti, che svolta l'azione terapeutica si mobilitano per eliminare i cataboliti di scarto, attraverso i liquidi intra-extra cellulari.
Se si cerca poi di isolare troppo, perché si vuol estrarre solo un principio attivo, non si possiede più la stessa azione.
L'esempio fra i tanti è dato dalle foglie d’Eucalipto, d’origine australiana, che hanno un'azione ipoglicemizzante in alcuni soggetti affetti da diabete, perché abbassano il glucosio nel sangue.
Il principio attivo meglio studiato che è l'eucaliptolo, con proprietà anche balsamiche, non ha nessuna azione ipoglicemizzante, se isolato, ed è il principio attivo più noto dell'eucalipto.
Questo è un esempio del fitocomplesso, cioè conviene conservare il totum della droga piuttosto che isolare troppo i principi attivi, perché, a parte la perdita di tempo e i costi esagerati nell'indagine, vi è un diverso effetto curativo della pianta.
LA PIANTA E' UN ORGANISMO VIVENTE, E' UN INDIVIDUO.
LA PIANTA E' UN TOTUM BIOLOGICO ED ENERGETICO vale a dire è un insieme di sostanze che agiscono in sinergia, intelligentemente.
Accostarsi ad una pianta, dal punto di vista terapeutico, non significa conoscere l'azione dei vari composti chimici presenti in essa, ma significa conoscere, attraverso la sue segnature, che sono poi immagini viventi delle varie funzionalità, quali siano le parti più adatte a riequilibrare una funzione, uno stato nell'essere umano ed armonizzarlo, riequilibrarlo sulla giusta lunghezza d'onda.
Ma non bisogna commettere l'errore di alcune scuole esoteriche che rinnegano la scienza.
La scienza non va combattuta, perché così facendo si volge lo sguardo indietro e non si vede dove si mettono i propri piedi.
Essa ci viene in aiuto per capire e confermare aspetti che sono parte integrante della filosofia alchimica e che potrebbero risultare poco chiari, in quanto scritti con il linguaggio di quel tempo.
Leggendo quei trattati di alchimia e compiendo un'opera intelligente di rilegatura con i concetti moderni, derivanti dalle indagini, si potrà avere un quadro completo, potendo così riformulare un'Alchimia in senso moderno, col linguaggio del nostro tempo, più adatto alla coscienza del momento.
La scienza, analizzando la materia, ci pone dei dati inconfutabili, risultati da indagini sperimentali ed anche l'Alchimia è una scienza essenzialmente sperimentale, sperimenta in continuazione.
Ciò che va combattuto invece è la filosofia che sta dietro a queste indagini, che si discosta da quella appartenente alla tradizione alchimica.
La scienza ci parla, per esempio, del settenario presente nella mineralogia, coi sette sistemi di cristallizzazione del regno minerale o inorganico.
Sette sono i colori dell'iride, sette le note di base ecc..
In campo fisiologico lo ritroviamo nelle sette ghiandole endocrine che pilotano il nostro sistema nervoso autonomo o vegetativo, cioè tutte le funzioni biologiche nel corpo umano.
Osserviamo che sette sono i metalli presi come esempio dagli alchimisti, collegati ai sette pianeti, il cui corpo si cristallizza in un sistema ben preciso e non in un altro.
Sette sono i chakra o centri di energia iperfisici.
Ci parla del dodici con gli elementi plastici che costituiscono il 99,9% della manifestazione (ossigeno, idrogeno, carbonio,silicio, calcio, magnesio ecc.).
Sono i dodici Signori della Vita della tradizione alchimica: le dodici forze che operano nei dodici settori dell'anno, sintetizzati nel mandala zodiacale: i dodici mesi nell'anno.
Dodici sono le ore diurne, dodici le notturne che rivestono molta importanza per il momento di raccolta degli individui vegetali. Dodici sono i quark nel campo fisico atomico.
In campo biologico ci parla dei 21 amminoacidi, come 21 sono le lettere dell'alfabeto antico: espresse nel 3+7+12 cioè tre lettere madri, sette funzionalità e dodici potenzialità.
Nelle 22 lame dei tarocchi viene espressa, in modo simbolico, ideografico e matematico questa genesi vitale immutabile, che lega il sovrasensibile al sensibile.
In tutto questo, che si pone alla base del creato, occorre considerare a monte due momenti ben distinti: una prima causa trascendente, seguita da una seconda causa naturale.
Come causa trascendente e quindi universale, rappresentante del tutto, gli egizi, molto profondi nei riguardi della conoscenza, la chiamarono TUM.
Sorta come causa universale, ipostasi dell'Unità, creando se stessa, diviene tutto ciò che nell'Universo sussiste.

Nel capitolo LXXIX del “Libro dei morti” (o meglio il “Libro di come si può uscire alla Luce) TUM dice:

Io sono il dio Tum che creò il cielo
e chiamò alla vita gli esseri della terra.
Ecco! Io avanzo e genero gli esseri,
partorisco gli Dei, miei figli,
generando pure me stesso …
…....
Guardate, io vi reco i beni supremi:
la Verità e la Giustizia!

La causa naturale, invece, derivante da questa, fu chiamata dagli egizi PTAH.
Egli, nella veste di colui che appare, è il fuoco sotterraneo che anima ogni cosa dell'esistenza,
Per i greci fu Efaisto, mentre per i romani Vulcano.
Questo fuoco nascosto, animatore di ogni cosa, è paragonabile al Solfo (simbolo) degli alchimisti medioevali.
In lui sono contenuti, allo stato potenziale, latente, i successivi due complementari, pronti ad esprimersi in una genesi creativa per rendere manifesto ogni ente.
Così di fronte a Ptah
“Principio Creatore Universale Maschile” si contrappone Neith
“Il Principio Creatore Universale Femminile” gestatrice e generatrice, colei che fornisce la materia per l'esistenza, come si accennava prima.
Questo principio femminile è paragonabile al Mercurio (simbolo).
Questa Dea primordiale, fu definita la Potente, che dà vita al Sole principio degli Dei e degli uomini e Madre di Ra.
Questo fa riflettere e può darci delle indicazioni di come il Mercurio, che l'Alchimista estrae dalla suo prodotto, sia il contenente di tutte le energie presenti nella “TINTURA” che sta trattando.
Nel momento stesso in cui ogni atto creativo sta per materializzarsi, questi due principi si pongono in contrasto, per generare il figlio, il terzo elemento espressione di sintesi.
In ogni processo vitale, (psichico - chimico - biologico) si contrappongono l'acido, mascolino, attivo, all'alcali, femminino, ricettivo, per combinarsi formando il sale (simbolo). Il cloruro sodico, di facile esempio, che è il nostro sale da cucina, è l'unione del cloro, acido, e il sodio, la base, alcalina.
Se osserviamo bene è ciò avviene in ogni campo della vita.
Nella dinamica del pensiero anteponiamo la tesi all'antitesi per dare origine ad una sintesi.
Ma la Dea Neith dà vita al Sole principio degli Dei.
Sole, datore di vita, supremo potere nel nostro universo.
Sole, la cui luce, come si diceva prima, è animatrice di ogni manifestazione di vita.
È il sole quindi che a sua volta diviene Virtù Prima degli Dei stessi.
E gli Dei, sono queste funzioni o archetipi (dal greco Archetypon, comp. di arché principio e typos modello).

Anche il “Corpus Hermeticum” espone in modo chiaro questa genesi:

Ora il Nous Dio, essendo maschio e femmina,
ed essendo Vita e Luce, diede luce con la parola
ad un secondo Demiurgo, il Dio del Fuoco e dell'Aria,
che a sua volta generò i Sette Governatori,
che avviluppano nei loro cerchi il mondo sensibile …

Il Settenario è manifestazione delle direttive creatrici, emanazione diretta del sole che si parcellizza e si estrinseca in queste potenze.
Sette differenziazioni di un solo grande Raggio Cosmico. Sette raggi. Sette caratteristiche predominanti.
Sette canali attraverso cui fluisce tutto ciò che esiste in questo mondo.
Sette Funzioni primarie, chiamate NETER dagli Egizi, DEI dai greci e latini, informano tutta la realtà sovrasensibile e sensibile, che dal piano spirituale scende fino al piano fisico.
Sono i sette principi della sequenza caldaica che in ordine discendente è composta da Saturno, Giove, Marte, Sole, Venere, Mercurio e Luna, come i sette pianeti fisici visibili in cielo, divenendo i rappresentanti di queste sette forze.
Si manifestano nei giorni della settimana che tutti conosciamo, ma a cui non diamo l'importanza che meriterebbero, specie nell'operatività. Infatti ogni giorno è dominato dal Dio che esalterà alcune operatività piuttosto che altre, predisponendoci ad azioni concordi o discordi con il suo influsso.
Dal mutuo rapporto di questi Dei l'alchimista, e non solo, trova l'appoggio necessario per qualsiasi operatività.
Scendendo dalla Virtù Prima abbracciano i quattro piani dell'esistenza, il quaternario necessario che pone le basi per qualsiasi edificazione: l'UNO che, irradiando, si riflette e giace nel grembo DUE per dare vita al TRE, il figlio, che si concretizza e si struttura nel QUATTRO, la Tetraktys Pitagorica, il Quaternario Mosaico.
In seguito alla sua genesi, il quaternario, formato dagli elementi di Terra, Acqua, Aria, Fuoco, diviene il fondamento di base dell'espressione nella materia.
Il quattro, portatore del ternario che lo genera, compare quando si devono fissare le fondamenta.
Il sette compare quando c'è da dirigere, cioè impartire le direttive.
Il dodici compare in ogni momento in cui si deve costruire. Così è ovunque, in ogni campo.
Questi Dei attraversano i quattro piani dell'esistenza si manifestano secondo il grado di materializzazione specifico ad ogni piano.
Nel Piano Spirituale divengono espressione delle virtù morali in senso generico, presenti sia nell'Universo come Forze Universali, che nell'essere umano come Forze Individuali.
Sul Piano Psichico divengono forze intellettive, sia nell'universo che nell'uomo.
Sul Piano Energetico diventano le varie forme con cui si manifesta l'energia. Diverranno espressioni energetiche attraverso l'elettromagnetismo in generale, tanto nell'universo che nell'uomo, come la luce, il colore, il suono, le forze elettromagnetiche (vibrazionali) attraverso cui le varie scienze esaminano i fenomeni più disparati. Nel corpo dell'essere umano si sintetizzano in quelle forze che supportano la vegetatività e tutte le sensazioni, che ognuno di noi avverte in sé e nello spazio attorno a sè.
Nel Piano Fisico si evidenziano nella materia, col suo campo atomico. Sono gli elementi di base che costituiscono il tessuto inorganico ed organico su cui poggia la manifestazione materiale.

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I sette archetipi, nella loro genesi, trovano il loro punto di appoggio nel primo regno di materializzazione, il regno inorganico o minerale.
Il Regno Minerale diviene la vera porta d'entrata di queste energie. È il regno dell'inflessibilità, della rigidità , com'è la forza del Dio stesso, ma anche della massima concentrazione dei vari archetipi negli individui minerali. Essi dimostrano un'eccezionale azione terapeutica, da non sottovalutare, se scelti con oculatezza, attraverso un esame sincero dello stato energetico in ognuno di noi.
Da questo regno l'Alchimia metallurgica elabora varie tinture come il famoso Antimonio di cui è stato scritto tanto. Questo ci induce a riflettere che la terra, che ci sostiene, non è un banale supporto su cui appoggiare i nostri piedi, nemmeno un oggetto da depredare e sfruttare come si sta facendo oggi da ogni parte, senza alcun rispetto né riverenza.
La nostra Madre Terra è molto più importante di quanto si possa immaginare.
Lo Spagirista sincero è al corrente di tutto ciò.
I costituenti inorganici (chimici) presenti nei vari terreni li ritroviamo proiettati nei costituenti biologici delle nostre globuline, presenti nel siero sanguigno. Dal loro stato, evidenziato da un esame chiamato protidogramma, si possono avere indicazioni utili sullo stato della nostra salute e sul decorso di una alterazione qualsiasi di cui siamo affetti. L'esame del plasma sanguigno è molto intelligente.
È come se nel nostro sangue vi sia rimasto impresso il “corpo energetico” della nostra terra.
Ci si potrà così orientare su piante che crescono su un terreno analogo al terreno di quel plasma sanguigno, riportando l'equilibrio.
Non è cosa da poco, è un'azione mirata ed estremamente intelligente.
Queste piante, raccolte nel luogo a loro più consono, avranno un'azione terapeutica di gran lunga più efficace sullo stato specifico della malattia, mentre in un altro stadio più o meno avanzato della stessa, saranno utili altre piante, che crescono su un terreno differente, poiché il nostro terreno si è modificato.
La Spagirista attento, non sprovveduto, conosce queste caratteristiche vitali e basilari per una vera azione terapeutica. Egli, oltre che possedere una buona conoscenza di botanica, è anche un buon geologo e sa distinguere un terreno siliceo da uno calcico, oppure quello di passaggio fra i due, perché informati da Archetipi differenti.
Questa diviene una vera Alchimia verde, profonda e sintetica, in perenne contatto analogico col tutto.
Per questo gli orti botanici come ci vengono esposti oggi hanno poco senso nell'ambito Spagirico.
Il regno vegetale, che dal minerale ne trae il sostentamento, diviene più plastico, più flessibile.
Cioè gli elementi inorganici, espressione sempre di archetipi, perdono la loro rigidità e si mescolano fra loro per formare i vari individui vegetali.
Nasce in tal modo un centro psicodinamico che, come un vortice energetico, attrae a sé la veste organica, divenendo un centro di coscienza sempre più evoluto, poiché dialoga col mondo esterno, registra le informazioni, le conserva e non dimentica: è la prima facoltà della memoria.
Il vegetale, con le sue radici e tramite la fotosintesi clorofilliana, elabora questi sali presenti nel terreno trasformandoli da linfa grezza in linfa elaborata per dare vita ai suoi costituenti.
La pianta, ancorandosi alla terra che la nutre, estende i suoi rami verso il cielo e diviene quindi l'essere che unisce il cielo, il massimo dello yang e la terra, il massimo dello ynn.
Nel vegetale infatti ritroviamo gli oligoelementi (silicio, magnesio, manganese, cobalto, selenio, ecc.) elaborati dalla pianta stessa, ma maggiormente fruibili dal nostro metabolismo.
Questo ci fa capire quanto sia importante il regno vegetale, che diviene quel regno di mezzo, fonte proteica universale di costituenti inorganici, indispensabili per la nostra sussistenza.
Un regno dotato di coscienza in movimento, plastico, lento, ma inesorabile.
Coscienza che diviene poi autocoscienza nell'essere umano.

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Notiamo come l'Alchimia sia una filosofia, un modo di concepire la realtà, una cultura, che nella sua essenza è globale e sintetica. Abbraccia a 360° tanto il sensibile che il sovrasensibile. È nello stesso tempo scienza e religione fuse in una concezione unica, che giustifica la realtà del mondo, in senso vitale, soddisfa la nostra ragione e, sopratutto, nutre gli impulsi del cuore.
È una visione unitaria dell'universo che vive nel più profondo del nostro essere interiore, a cui diamo il nostro assenso incondizionato, perché è struttura portante della nostra genesi. Diverrà sempre più completa se saremo in grado di liberarci dai credo della realtà esteriore, della scienza e delle religioni, che impongono l'accettazione di una realtà che va contro la nostra individualità interiore.
Se siamo in grado di pulire il nostro specchio interiore (levigare la nostra pietra) dai vari pregiudizi, dalle varie distorsioni, sarà possibile la ricostruzione del nostro essere e, implicitamente, l'edificazione di una nuova facoltà di conoscenza, che ci permetterà di osservare la realtà esterna a noi come un mondo che possiamo proiettare nella nostra intimità sotto forma di biopsichismi, sentimenti e viceversa.
Nasce il senso alchimico dell'Unitarietà dell'Essere che, pur possedendo la pluralità delle sue espressioni, sfocia in un nuovo approccio con la realtà esteriore.
Nasce una nuova consapevolezza che induce a muoversi nel mondo, ad esternare le azioni, a controllare i pensieri con molta più saggezza, in quanto le varie forme espressive interne ed esterne sono strettamente collegate fra loro da un'identità occulta, che la mia razionalità inizialmente può anche non percepire e cogliere, ma che però la mia interiorità abbraccerà benevolmente.
Nasce, di conseguenza, un nuovo modo di operare che è più riflessivo, un modo più intelligente di affrontare i fatti comuni della vita.
Il pensiero alchimico conduce a tutto questo e molto altro ancora!
Per questo nell'antichità, con profondo senso analogico, troviamo piante che ornavano alcuni luoghi, sia di culto che pubblici, in cui il simbolismo archetipale era l'espressione di ciò che volevano manifestare in quel luogo attraverso il Dio in loro. L'ulivo, pianta solare ed esoterica per eccellenza, è sempre stato l'albero della pace e veniva esposto con questo preciso intento.
L'olio estratto dai suoi frutti è sempre stato considerato portatore di un fuoco sacro e se spalmato a livello dei reni apporta energia alla spina dorsale. Lungo questa linea mediana vi sono le vertebre lombari dove penetra l'energia della terra, NUN per gli egizi (ancestrale chenn per i cinesi), che si dirige poi verso le gonadi e in tutto il corpo.
L'olmo che ornava l'entrata dei tribunali, governato da Giove e da Marte, incarnava “la Giustizia che opera”, secondo la rettitudine più elevata, la lungimiranza, col coraggio necessario per esprimerla.
È la pianta dei patti sigillati secondo queste qualità, che con onore si cercava di adempiere.
Oggi non è più così e l'olmo in passato è stato colpito da un male che l'ha decimato, sinonimo del degrado morale della giustizia nell'uomo e nella società.
Ognuno di noi oggi, Spagirista o altro, può avvalersi di queste forze incarnate nei vegetali per servigi personali di qualsiasi genere, sotto qualsiasi forma: tintura, quintessenza, oleolito, acqua spagirica, talismano, ecc. .
É un modo intelligente di farsi aiutare da forze incontaminate e potenti presenti in natura.
La Natura è prodiga, siamo noi che spesso non riusciamo a scostare il velo e guardare oltre!
Su questo aspetto accattivante dell'Alchimia ci si potrebbe dilungare troppo, tanto da sconfinare in ambiti non pertinenti a questa esposizione, che si ammantano di magico, e non solo, ma che posseggono le loro qualità indiscusse per chi ne fa uso.
Così alla natura fuori di noi, possiamo chiedere dei suggerimenti sopratutto per la nostra palingenesi interiore.
Ecco l'utilità dei laboratori alchimici, dove operando in un determinato modo si possono vedere dei risultati e questi trasferirli analogicamente nella nostra interiorità.
La Filosofia Alchimica si trasforma in Tecnica Alchimica, cioè in vera Scienza applicata, dove Scienza e Religione si fondono in un tutt'uno.
Operando in questo modo si può notare che sorge un vasto mondo il cui substrato è fatto di energia, una sequenza di vibrazioni ininterrotte, che dai punti più bassi arriva ai punti più alti, un flusso continuo ed incessante di energie che toccano tutti i vari piani della manifestazione informandoli.
Si percepisce che i limiti fra materia ed energia si assottigliano fino al punto di svanire … e non si sa più dove inizia lo spirito e dove inizia la materia.
Questo è molto importante!
Si percepisce inoltre che le stesse azioni compiute in natura, operando manualmente sulla materia, per analogia risuonano nei piani più elevati della nostra coscienza.
Solo sulla base di queste premesse può nascere la “Vera Tecnica Alchimica”, sia che ci si orienti su quella metallurgica, quella verde o spirituale.
Questa modalità operatività, restando fermamente ancorata al ciclo della manifestazione, diventa estremamente pratica, perché orientata all'utilità sia immediata che a lungo termine.
L'alchimia diventa la Scienza della praticità.
Ogni operazione viene compiuta in base all'assioma dell'unitarietà (come in alto così in basso).
Per cui si deve trovare un riscontro sul piano fisico ed anche sui piani superiori, abolendo così le inutili supposizioni, i preconcetti, tutti quegli schemi mentali che non trovano riscontro in natura, perché la natura è estremamente semplice, puntando direttamente sull'essenzialità, sull'utilità immediata come anche su quella a lunga scadenza. La giusta conoscenza delle analogie, cioè le intime corrispondenze delle varie parti della manifestazione tra di loro, gli interscambi che esistono fra i vari individui in natura, induce, nel momento in cui si vuole operare, a puntare direttamente sullo scopo, senza perdite di tempo, tentativi inutili, che lasciano il tempo che trovano.
Questa identità occulta diventa il mezzo per eccellenza che ci guiderà per ottenere il migliore risultato con il minimo sforzo, proprio come opera saggiamente la natura stessa.
Interiorizzando questi concetti profondi, scorgeremo che il nostro intimo verrà pervaso da un sentimento insolito, profondo, che nasce dall'osservare che tutto ciò che esiste è immerso in un mondo di concatenazioni analogiche, vere corrispondenze vitali.
L'essenzialità di questo “modus operandi” porta ad abolire ogni cerebralismo della nostra mente, il senso dell'analisi, che divide e fa perdere il senso dell'unitarietà, indirizzandoci invece verso la sintesi, scopo ultimo dell'alchimia. La questione del cerebralismo è estremamente importante, poiché oggi è diffusa ovunque. In qualsiasi campo si volge lo sguardo si notano costruzioni inutili, fantasie che non trovano alcun riscontro pratico né tanto meno vitale con queste verità superiori, alterano la nostra sensibilità innata, devastando la nostra vera essenza. Il vero sforzo titanico che deve fare l'Alchimista consiste nel demolire queste supposizioni, questi schemi mentali e creare una fortezza salda per difendersi da ulteriori attacchi inquinanti. Spesso siamo orientati a non abbandonare i nostri pregiudizi e ce li teniamo cari, credendo, illusoriamente, che siano punti di forza. Se non si possiede un riscontro pratico delle proprie teorie, bisogna avere il coraggio, umilmente, di buttarle via senza alcun rimpianto.
Se ci si imbatte in una teoria, non bisogna accoglierla subito come verità, ma occorre metterla al vaglio e verificare se può essere versata in terra, altrimenti la si abbandona senza rancore.
La Vera Scienza è l'esatta corrispondenza tra la teoria e la realtà, tra un mondo subliminale ed il mondo esterno, ma nel contempo è anche visione mistica e quindi VERA RELIGIONE.
L'alchimista, seguace di questa Vera Scienza, si propone di portare ordine dove è necessario, di sanare gli squilibri sia del corpo che dello spirito. Questa azione si rivolge sia verso sé stesso per compiere la propria palingenesi, per preservare la propria salute, sia verso gli altri cercando di alleviare i mali di cui soffrono.
Prima di potersi muovere però deve conoscere bene lo spirito portante dell'Alchimia, cioè lo strumento
che ci possa mettere nelle condizioni di operare nel migliore dei modi , per realizzare quanto si è esposto fin ad ora, versandolo in terra. Senza questo strumento tutta l'Alchimia, rimane una semplice filosofia oppure una sequenzialità di azioni che condurrebbero a risultati molto scarsi, estraniandola dal profondo senso olistico, al quale essa appartiene e ne è la rappresentante.
Questo prezioso strumento è l'Astrologia.
Senza l'Astrologia l'Alchimia è orfana, evidenzia difficoltà di movimento nella sua attuazione pratica.
Ma l'Astrologia basata sui postulati alchemici, quale strumento operativo dell'Alchimia, è ben diversa dall'astrologia che conosciamo oggi, nella tecnica e sopratutto nelle premesse filosofiche - religiose attribuitele dalle culture antiche. Essa diviene il compendio di tutto ciò che esiste: un geroglifico unico al mondo che contiene in sé la fisica atomica, la chimica, la biologia, il campo medico, il mondo dello spirito, della psiche ecc..
Ora lo Spagirista possiede i mezzi per poter operare in modo concreto, pratico. Inizierà ad indagare sul momento propizio stilando un vero e proprio tema natale dell'individuo vegetale da lui scelto. Avendo già individuato il terreno migliore, sceglierà il giorno e l'ora planetaria in analogia col Dio.
Egli dovrà scendere necessariamente ad un compromesso che dipende da vari fattori, sia interni che esterni a lui, ma sarà comunque un momento ideale fra i tanti esaminati.
Egli si metterà in sintonia con il Dio che informa quella pianta, cercando di interiorizzare, di percepire, di assimilare nell'intimità le sue qualità. Risulterà utile ed importante, inoltre, osservare tutte le analogie ad esso collegate, che pilotano il campo della manifestazione. Così facendo egli assimilerà quell'identità occulta, di cui si parlava, che si risolverà in un'espansione di coscienza.
Trattandosi, per esempio, di una pianta saturnina come l'Equiseto, il Pino Silvestre, l'Arnica, la Calluna ecc. si contatterà la forza costringente e coagulante del Dio, il fuoco che diviene materia e condensa tutto ciò che trova, ma che si cela e vive nella materia stessa.
È Kronos il Dio dello spazio e del tempo. Egli crea il mondo delle forme. Senza di lui non avremmo potuto cristallizzarci e consolidarci in una struttura ossea e tessutale per poterci muovere nel mondo e il Carbonio, suo elemento, costituisce la base della chimica organica alla quale apparteniamo. Il Dio è portatore delle qualità di sacrificio, di concentrazione mentale, di focalizzazione, divenendo il vero sale di sapienza. In seguito ci si indirizzerà alle qualità specifiche della pianta scelta (funzionalità e potenzialità), meditandole costantemente, sia nella raccolta che nella lavorazione, per restare in sintonia armonica con le attività terapeutiche dell'individuo vegetale. Questo senso di dedizione, di elevazione dovrebbe accompagnarci sempre in ogni atto, anche nel quotidiano cioè nel giorni informati dai vari archetipi. La pianta raccolta (ringraziando amorevolmente) può essere impiegata per un semplice infuso o un decotto, secondo le regole classiche, avendo però l'accortezza di coprire il recipiente, per evitare l'esalazione dei principi (spiriti), oppure per preparare un dei tanti prodotti spagirici.
Si possono realizzare oleoliti coi diversi tipi di olio a piacere (percentuale della pianta 15-20%), enoliti con del buon vino rosso o bianco (percentuale variabile), miscele di alcol e miele per sciroppi ed i prodotti spagirici veri e propri, che si orienteranno verso tecniche differenti nella loro preparazione.
Per quest'ultimi, infatti, non esiste un' unica ricetta, come si crede in genere, ma svariate possibilità, dove però l'aspetto essenziale è saper estrarre il “principio vita” che è presente nella pianta.
Questo principio vita risiede innanzitutto in quelle forze vitali, in senso alchemico, che stanno informando la pianta e poi nella sua condizione vegetativa migliore: ottima presenza di linfa nelle cortecce, nelle foglie, nei fiori o nelle gemme, come presenza di sali nelle radici, in conformità al momento di raccolta nell'anno e a ciò che si vuole ottenere.
Prima di entrare nel nostro laboratorio, qualunque esso sia, risulterebbe utile rivolgersi al nume, invocandolo, o evocare quelle forze propizie per la buona riuscita, con prece semplice, sincera e decisa.
La triturazione, prima operazione, serve a sminuzzare la pianta a cui seguirà, pestandola in un mortaio, la sua riduzione in poltiglia, favorendo così il suo discioglimento nel solvente.
Seguono la putrefazione, fermentazione e distillazione come ultima, nel caso si segua la via di estrazione di alcool autoctono, cioè la formazione della quintessenza di quella pianta. Al termine seguirà sempre una calcinazione della stessa per estrarne i sali minerali che andranno ad aggiungersi al composto.
Si può anche riporre la pianta in una quintessenza prodotta in precedenza, ricavata dalla pianta stessa oppure partendo da ottimo vino.
L'Alchimista si focalizza sulla quintessenza, che non s'intende quel prodotto ottenuto dall'estrazione di oli volatili strippati dalla pianta per mezzo di vapori, come si crede da più parti.
Significa bensì purificare i 4 elementi, terra, acqua, aria, fuoco, utilizzati dalla natura per la manifestazione materiale e riunirli poi in un prodotto nuovo, che risulta essere superiore alla materialità dei quattro elementi.
In questo caso, per la trasformazione degli elementi chimici della pianta ( putrefazione, fermentazione), possiamo rivolgerci alla biologia, altra scienza estremamente utile, per comprende meglio il problema.
Tutte le reazioni chimiche che avvengono nel nostro corpo, siano esse di ossidazione e riduzione, cioè di introduzione di un atomo di ossigeno o di idrogeno nella molecola, sono tutte reazioni che avvengono allo “stato nascente”.
Anche la chimica nei suoi laboratori si appoggia su questi elementi allo stato nascente, che cedono elettroni, acquistano elettroni, divenendo estremamente reattivi nel loro impiego.
Gli enzimi e co-enzimi che noi possediamo sono elementi che inducono la materia biologica a raggiungere questo stato nascente, in modo da ripresentasi altamente reattiva per ulteriori funzioni vitali (si veda la produzione di ATP, adenosina trifosfata ed altro in merito come sostegno vitale).
Questo significa apportare nella reazione una fortissima carica d'energia, sviluppare tantissima energia, che può, come nel caso della nostra pianta, intervenire ed influire sul prodotto che in quel momento sta ossidando o riducendo.
È la stessa energia che dobbiamo intrappolare nel nostro prodotto spagirico.
Occorre cioè mettersi nelle condizioni di operare sulla pianta cercando di farla reagire perché sviluppi le sue infinite energie.
Attraverso il deperimento (putrefazione) dei suoi costituenti e tramite le energie che si liberano, può continuare il processo evolutivo solo rinnovandosi in un nuovo individuo, su un piano evolutivo più alto. Ciò accade anche in noi, nei nostri biopsichismi.
Purificare un elemento significa estrarre la parte più nobile, cioè liberare il suo contenuto energetico ed appropriarsi di questo contenuto energetico. È confezionare la Pietra Filosofale di quell'individuo.
Il termine SPAGIRIA infatti è composto da SPAO che significa separare, dividere e da GHERAS, ciò che è saggio, antico, vecchio nel senso di anni: separare (estrarre) la parte saggia, nobile ed antica, ossia l'archetipo, il Dio.
Ogni elemento in natura è un portatore ed un trasmettitore d'energia così come ogni energia che non vediamo possiede il suo punto d'appoggio nella materia.
In campo materiale questo si sintetizza e si manifesta nell'alcol etilico, chiamato poi Mercurio Filosofale che diviene il risultato della degradazione delle cellulose, degli amidi e degli zuccheri. Siamo in presenza di una progressiva liberazione di energia per via biologica, naturale.
È questa energia allo stato libero che lo spagirista deve saper cogliere nella sua pianta.
Nell'alcol si sviluppa e si riassume tutta la funzionalità archetipale della pianta con la sua potenzialità, cioè la sua appartenenza zodiacale.
L'alcol è estremamente caustico, è un'acqua di fuoco o meglio un fuoco condensato nell'elemento liquido.
Come ultimo elemento rappresenta il crogiolo, il vaso, il NU egizio, in cui si conservano tutte le infinite energie presenti in ogni individuo.
Teniamo presente che esalando si può trasformare in acido acetico che diviene comunque un nuovo contenente, ma con specificità diverse e quindi per preparati spagirici orientati ad una finalità diversa e, per modo di dire, opposta a quella dell'alcol.
Esistono altri elementi verso cui la Spagiria si orienta per fissare questa energia allo stato nascente, come per esempio il sale, conseguenza di lavaggi successivi delle ceneri calcinate di una pianta.
Se si realizza un prodotto elaborato secondo questi intenti, si è in possesso di una vera e propria Tintura, estremamente energetica che, una volta assunta, agirà potentemente in noi comunicando il suo messaggio “tintorio”.
Questo, come si può notare, si discosta da alcuni prodotti che esistono oggi in commercio, senza nulla togliere alla loro validità.
Però non dimentichiamo mai che l'ingrediente più importante in assoluto siamo NOI, con i nostri effluvi, la nostra vibrazione, la nostra “tintura”.
Non iniziamo un opera in questo campo se non siamo sufficientemente tranquilli, liberi da quei pensieri inquinanti e dalle tensioni provocate da questa vita moderna. In ogni momento, prima di procedere all'azione, dalla raccolta in poi, cerchiamo di tranquillizzarci con qualsiasi tecnica che conosciamo adatta allo scopo e come si diceva prima interiorizzando ciò che si può, come si può.
L'importante è versare in terra, anche iniziando da quel poco che si può, ma versarlo.
Si invita semplicemente a fare un po' di Spagiria fintanto che vi è la possibilità perché, come asseriva lo stesso Fulcanelli, verrà il momento in cui non si potrà più operare, mancando le condizioni necessarie.
Basta volgere lo sguardo attorno e ci si accorge che le energie sono già alterate e continueranno nel nome del progresso. Anche le stesse piante che, su certi pendii volgono il loro sguardo da dove provengono le perturbazioni sono sofferenti per conseguenza di piogge acide che le investono.
Altre sono sofferenti per la mancanza di morale nell'uomo e nella società.
Occorre essere attenti anche in questi dettagli per non creare una tintura che sia alterata.
Essere per il naturale in un epoca dove i veleni di ogni tipo pullulano ovunque è impresa titanica!
Questa umanità non può proseguire sulla strada che ha intrapreso, dovendo depredare ovunque senza alcun rispetto per la sua sussistenza. Si stanno intaccando le rocce, i filoni metallici, portatori del primo impulso degli Dei, utilizzando il fuoco violento per la loro fusione, senza alcun riguardo cioè della collocazione del loro sale nel processo. I metalli che noi utilizziamo, alchemicamente parlando, sono metalli morti, esseri amorfi, perché non posseggono più il loro sale, ad eccezione della Ghisa.
Essendosi questo volatilizzato o disgregato, al Dio manca l'appoggio terreno dove ancorarsi.
E se il sale è il corpo, il figlio, ad ognuno la sua conclusione.
Esiodo, grande cosmogono greco, ne “Le opere e i giorni” conclude l'opera in questo modo:

“Allora dirigendosi verso l'Olimpo, lasciando la terra dalle larghe strade,
nascondendo i loro bei corpi con veli bianchi
lasciando gli uomini, monteranno verso l'Eterno
Coscienza e Nemesi.
Rimangono tristi sofferenze ai mortali.
Contro il male non ci sarà soccorso.”

Ma ognuno di noi, figlio di quest'arte, per amore del Dio, per amore verso l'umanità, dispensi come può questa filosofia, con un prodotto spagirico, con la parola, con l'esempio, ma sopratutto … con la sua presenza.

LUCIANO PERFETTI