Centro Studi Ermetici Alchemici

UN LUNGO VIAGGIO

Saremmo stati una dozzina, in quella piccola stanza di nessun conto ove la luce del giorno penetrava appena. Nessuno si conosceva. Dopo qualche parola interrogativa, ci siamo accorti però che lo scenario era stato per tutti lo stesso: un messaggio arrivato per posta, con poche righe scritte a mano in una calligrafia molto curata…
"Caro amico sul Cammino, il Maestro M. desidera incontrarti. Se riconosci il suo appello, recati il tal giorno, alla tal ora precisa, nel tal posto".
Il tutto si concludeva con una firma illeggibile, ma molto elegante. Era uno scherzo? Un imbroglio? Nessuno di noi sapeva cosa pensare, ma la curiosità era stata più forte della diffidenza.
All'improvviso, mentre osavamo appena mormorare, davanti a noi si è lentamente aperta una porta… (1)

…..una piccola porta, aperta su una oscurità spessa.
A tale visione, il silenzio nella stanza che ci ospita, si fa assoluto.
In modo quasi automatico, guardo l'orologio al mio polso: le 22 precise, l'ora stabilita nel biglietto di invito per l'appuntamento.
Non so gli altri, certamente io non mi aspettavo un incontro di questo genere, un incontro che si può a ragione definire: "con" il buio….più che:"al buio", con il misterioso Maestro M.
Per la precisione, sono arrivata qui priva di aspettative, come ormai avviene da anni, per essere nella predisposizione a ricevere, senza schematismi mentali e gabbie varie; per ricevere occorre porgere le mani vuote e il cuore colmo di gratitudine, questo l'avevo imparato.
Dopo il primo stupore iniziale, alla vista della porta, mi appare l'inganno: il "non aspettarsi"qualcosa non è forse, comunque, una forma di aspettativa, se pur al negativo?
L'osservare questo mi procura una sorta di folgorazione, mi succede così quando dal fondo si rende visibile, venendo a galla, qualcosa che non attiene ad un processo mentale, rigoroso e tranquillo, ma avviene come una implosione, che investe tutto il corpo, tutte le cellule.
Per qualche istante rimango lì come fulminata, chiudo gli occhi, inizio a fare dei respiri profondi, per recuperare la centratura.
Ma guarda tu se questa cosa dell'inganno doveva venir fuori proprio ora, che ho da incontrare il Maestro M., che si è aperta una porta telecomandata, con dietro la pece, che ci sono pure questi altri sconosciuti, chissà che razza di impressione gli sto facendo?
Una che, in una stanza con estranei, all'evento di una porta che si apre, si impala di brutto, chiude gli occhi e respira.
Poco poco penseranno che non sono normale, respirare non appartiene alla "normalità": la maggioranza degli esseri umani non respira, anch'io appartengo alla schiera degli apneisti, attivandomi a respirare quando medito od è richiesto da una situazione di emergenza, come questa, appunto, o quando me ne ricordo.
Va beh, non è grave se queste persone pensano che io non sono normale, non saranno neppure le prime, né le ultime! Meglio così, la "normalità", intessuta com’è di codificazioni e statistiche, atte a stabilire canoni di omologazione, tipo vetture da immettere sul mercato, non mi interessa.
E se invece stessero pensando che sono un "coniglietto"? Che sono rimasta impalata per la paura di varcare quella porta?
Loro non sanno del mio vissuto…e quand’anche lo sapessero, sarebbe a livello di informazione, non di esperienza, quindi non sarebbe un sapere!
Questo sì, che mi darebbe fastidio: passare per una pusillanime!
"Già, tanti corsi e percorsi, stages e seminari, tanti Insegnanti, persino Daniel Meurois, il tuo beniamino, ed eccoti qua, con l'orgoglio nello zainetto!".
"Sì, lo so, e lo ammetto pure, cara la mia Vocina, ma ti pare questo il momento di mettersi a fare il punto ed i puntini?"
Con tono deciso, liquido Vocina - per il momento, perché lei non si dà mai per vinta - , tanto carina, lei, quanto spesso inopportuna, se le do spago, si fa notte… Notte!? Qui e ora, in questa situazione dove mi sono andata a cacciare, è "già" notte, là, dietro la porticina: una notte senza luna né stelle, un buio quasi solidificato, simile ad una grande bocca spalancata pronta ad inghiottirti!
Un brivido mi percorre la schiena.
Apro istintivamente gli occhi: la stanza è vuota, a parte me, ora i brividi si moltiplicano, la precedente onda di paura, di modeste dimensioni, si trasforma in uno tsunami.
Ma gli altri dove sono finiti?
Non può essere che, in meno di un minuto, si siano infilati tutti nella bocca spalancata!
Più probabile che se ne siano andati, uscendo con disinvoltura inglese dalla porta trovata aperta, dalla quale mezz'ora fa siamo entrati,.
Già, la porta d’ingresso, ecco la soluzione a questa storia assurda, basta uscire di lì, come certamente hanno già fatto gli altri, che in questo momento saranno fuori, all'aria aperta!
Sono stata un'incosciente a venire qui!
Ma chi è questo Maestro M.?
Ma chi lo conosce?
E che cosa vuole da me, che entri in un buco nero?
Ho riconosciuto l'appello?
Mi devo essere sbagliata!
Comunque sia, ora esco da qui!
Questa situazione mi sta innervosendo.
Così dicendomi, sollevata all'idea dell'uscita, mi giro decisa nella direzione della porta, con atteggiamento quasi atletico.
Ma che cosa sta capitando?
Non credo ai miei occhi, devono aver immesso nella stanza un gas allucinogeno!
Questo non è uno scherzo, magari calasse giù lo striscione: <>, in mezzo alle risate fragorose della troupe!
Questo è un film horror, di quelli che neppure amo vedere, figuriamoci viverlo!
La mia soluzione o salvezza, la porta d’ingresso, quella "normale" - se mai qualcosa di normale nello spazio-temporalità di questo luogo sia mai esistito -, non c'è più!
Il cuore mi balza in gola, in tachicardìa a palla, il panico mi prende, improvviso quanto violento: nessuna porta nella stanza - a parte quella "cosa" stretta e bassa di accesso al buco nero che, inizialmente aveva avuto l'aspetto di una porta piccola, mentre, ora sembrava più una bocca sogghignante - ma soltanto muri, quattro solidi muri.
Nello stato ansioso-claustrofobico che mi sta assalendo, guardo con crescente disperazione, che non tarda a diventare rabbia feroce, le due feritoie in alto, quasi attaccate al soffitto, poste una a destra e l'altra a sinistra della bocca spalancata, deformi testimonianze di quello che, nello scenario di poco fa, erano due finestre tradizionali, comuni, poste ad altezza d'uomo, mentre a quelle cose là in cima, ci può arrivare giusto un gigante!
Mi sento presa in trappola, mi sento persa in questo scenario inconsueto, privo di riferimenti alla realtà, quella che tante volte ho giudicato sgradevole o monotona o banale… Magari potessi ritornare in quella dimensione: mi ci tufferei a pesce, ci sguazzerei dentro cantando e ballando e creando arcobaleni di colori e…
“E non potevi farlo prima, quando ti lamentavi della vita monotona e banale?" - sussurra Vocina - in un timido bisbiglio, quasi temendo una mia reazione verbale violenta, come quella volta che la mandai a stendere, senza convenevoli… (Miss Sapientina, la doveva smettere di farmi predicozzi e impicciarsi dei fatti miei! ) e che lei rispose con tono strozzato: "espira e inspira, lentamente, espira la tua rabbia, inspira la calma...la Luce è in te, il Divino è in te, la Vita è in te...respiraLi e lasciati da Loro respirare.
Strozzami pure, se è questo che vuoi, ma prima di farlo, comprendi se è davvero questo che vuoi; sappi, però, che, se lo farai, io tacerò per sempre, né giungerà un salvatore a ridarmi la parola.
La domanda formulata da Vocina: " non potevi farlo prima?" mi provoca come una frustata, è una domanda per la quale non ho risposta, un Koan.
Guardo la soglia del passaggio al buio, l'unica via d'uscita (o di entrata?) accanto alla quale ora si è manifestata una figura angelica.
Se pur diversa dalle iconografie note, emana vibrazioni elevate, luminose, che penetrano i miei corpi sottili; cado in ginocchio e prego una silenziosa preghiera di ringraziamento, una melodia senza parole, sussurrata dal mio cuore.
Lacrime di commozione mi rigano il volto, sento il loro gusto per me nuovo, di gioia-dolore insieme, uniti, come sposati, in alchemico passaggio dal due all'Uno.
L'Angelo guarda verso di me, in silenzio, come se stesse aspettando una mia domanda.
Sì, è questo che aspetta da me, ma quale domanda fare ad un Angelo?
La mia mente è vuota, come agli esami, cervello resettato, di tutte le domande che avrei voluto fare agli Insegnanti incontrati finora, non me ne viene in mente una che sia una!
Sento su di me lo sguardo dell'Angelo, in attesa, mentre sono lì a terra, inginocchiata, commossa, con il cuore colmo di gratitudine incondizionata, una piccola donna senza più parole.
Dal vuoto mentale, salta fuori in mio soccorso il quesito postomi prima da Vocina, "Non potevi farlo prima?".
Che strano, non ho proferito parola, eppure l'Angelo mi sta trasmettendo che non ho posto la domanda "giusta" e che ho soltanto un'altra possibilità.
Già, ma un'altra possibilità per cosa?
Ecco che il vuoto mentale precedente strabalta nel troppo pieno: migliaia di pensieri e interrogativi si affollano, in un guazzabuglio ingestibile.
Guardo verso l'Angelo, Lui guarda me: uno sguardo non dualistico, uno sguardo d'Amore, dolcezza infinita ed infinito rigore!
Ascolto, nello stupore, il mio cuore, trepidante per la risposta, chiedere: “Angelo della Soglia, mi consenti di passare oltre?”
Le Sue labbra risplendono luce mentre sorride e la Sua mano si protende verso la piccola donna inginocchiata.
L'emozione è così forte da creare frastornamento, mi alzo lentamente, avviandomi con sacro timore verso la soglia.
Saluto e ringrazio l'Angelo, quindi oltrepasso la soglia, affidandomi al mio Spirito.
Sento una voce che mi sta chiamando per nome, ripetutamente, una voce lontana, che mi sembra di conoscere: "Veronica, Veronica…." è la voce di Daniel: " Hai fatto un lungo viaggio, ora è tempo di andare, il Maestro desidera incontrarti", mi dice, indicando il biglietto che tengo stretto al cuore: poche righe scritte a mano in una calligrafia molto curata: "Caro amico sul Cammino.....”
Guardo l'orologio: le 22 precise.

GIOVANNA MELONE

(1) L’inizio del racconto, fu formulato nell’anno 2012 dallo scrittore Daniel Meurois (che ho avuto la gioia di incontrare nell’aprile 2008, al Convegno Mondiale “Viaggiare con l’anima”: La sincronicità bio-psicospirituale e l’essere umano olistico) nel contesto di una iniziativa sul sito di Amrita edizioni.