Centro Studi Ermetici Alchemici

IL CULTO DI TECNA

Immaginiamo l'ipotesi nella quale, ai nostri tempi, dovesse accadere un qualche genere di evento apocalittico che dovesse cancellare dalla faccia della terra la stragrande maggioranza degli esseri umani.
I superstiti, dopo essersi ripresi dal cataclisma, ricostruirebbero una nuova civiltà da zero, e con il passare del tempo si farebbero domande circa il loro passato.
Essi, come abbiamo fatto noi a nostro tempo, farebbero delle supposizioni riguardo la cultura, gli usi e costumi dei moderni basate sulle loro osservazioni le quali sarebbero obbligatoriamente filtrate dalla cultura e dallo sguardo stesso di questa nuova civiltà.
Supponiamo che questi “nuovi uomini” avessero un livello di intelligenza e consapevolezza pari al nostro. La loro indagine sarebbe quindi di tipo comparativo e non intuitiva, esattamente come si svolge l'indagine archeologica nel tempo presente.
Immaginiamo quindi che essi dovessero perlustrare le macerie ed i ritrovamenti della nostra civiltà.
Se dovessero fare delle supposizioni circa una nostra “religione comune” sono convinto che propenderebbero per il credere che noi venerassimo una qualche forma di “schermo nero” in quanto troverebbero questo manufatto in quantità abbondanti nelle nostre case e nei luoghi comuni.
Supporrebbero che, questo schermo nero, essendo presente praticamente ovunque, in diverse forme e misure ma sempre uguale a sé stesso, era certamente il simbolo della nostra divinità.
Troverebbero che in tutti i salotti delle nostre case era presente questa misteriosa scatola e che tutti gli oggetti presenti in casa erano disposti secondo geometrie sacre atte a permettere la perfetta visione di questo oggetto.
Inoltre si potrebbe notare come alcune caste, quelle più benestanti, dovessero essere le classi sacerdotali in quanto nelle loro case, questi vetri neri erano presenti in misure maggiori ed in maggiori quantità.
In altri posti poi, di maggior concentrazione di persone, speculerebbero sul fatto che ci fossero dei veri e propri “templi” con decine e decine di questi schermi neri, circondati dai relativi sacerdoti e sciamani, contraddistinti da un vestiario ben preciso e ricco di simbologie. Sto parlando dei moderni rivenditori di elettronica.
Qualche coraggioso storico poi, non esiterà ad affermare che suddetti schermi neri andassero attivati con qualche tipo di “energia” che gli antichi conoscevano, così da poter interagire con la loro divinità.
diranno quegli studiosi, notando che praticamente tutti portavano un “santino” raffigurante la nera divinità in tasca.
Molti saranno poi ritrovati con quel santino in mano nell'atto di benedirsi durante la recente apocalisse.

Tutto questo per schernire scherzosamente i moderni storici che proiettano nel passato gli odierni ideali e stili di vita, conferendo agli antichi la nostra stessa consapevolezza.
Gli stessi storici hanno bollato come “politeisti” gli antichi sulla base, appunto, dei ritrovamenti archeologici.
Il fatto che esistessero dei templi dedicati a Minerva, piuttosto che a Giove, per loro significa che queste divinità fossero idolatrate esattamente come noi oggi idolatriamo qualsiasi cosa venga messa su di un piedistallo a fare da esempio al resto dell'umanità.
E non sto parlando di Dio, ma di fenomeni molto più umani.
Secondo me, e questo è il cuore del presente scritto, gli antichi non erano politeisti.
Essi avevano una concezione del sacro molto diversa da quella moderna, e le cosiddette “divinità”, come ogni alchimista potrebbe supporre, non erano altro che antropomorfizzazioni degli archetipi, cioè l'arte di “umanizzare” delle forze sottili e trascendenti.
Umanizzare un archetipo è utile all'operatore alchemico al fine di accordarsi ad esso e meglio intendere l'azione specifica di detto archetipo.
Ecco, secondo me, quale era la vera religione degli antichi. Non veneravano divinità.
Essi, grazie ad una migliore ed approfondita conoscenza delle forze naturali, svilupparono un sistema grazie al quale il “fedele” poteva accordarsi ad un dato archetipo in base alle necessità del momento o forse in base al ciclo solare.
L'iter Alchemico insegna che bisogna conoscere e discernere l'opera dei vari archetipi e che bisogna rendere loro conto e sapere come comportarsi nei loro confronti ma mai viene detto di idolatrare un particolare archetipo o di erigerlo a divinità.
In alcune pratiche magiche viene anche insegnato a costruire altari, ma suddetti altari servono all'operatore magico-alchemico per “ingannare il proprio subconscio” in quanto l'atto rituale influisce sulle forze sottili archetipiche, ma tale operazione non serve alla divinità in sé. Ancora una volta abbiamo confuso la causa con l'effetto.
Gli apprendisti alchimisti, ma anche i veri cristiani sanno bene che non c'è nessuno Dio “la fuori” e che le divinità, gli archetipi e persino Dio, si trovano all'interno dell'IO.
Nel tentativo di realizzare realmente tale presupposto è però utile proiettare all'esterno il suddetto archetipo, perchè, come già detto, il comportamento rituale influisce su parti antiche ed arcaiche dell'essere umano e le mettono in funzione.
A tal fine servivano i templi e gli omaggi che gli antichi portavano agli dei e questo è anche il modus operandi dell'iter alchemico.
Buon per te se senti che Dio è già dentro di te, per chi ancora non lo sente, è molto più utile pregarlo come se fosse fuori.
Erigiamo ancora templi e chiese quindi, ma facciamo molta attenzione a quale parte di noi stiamo proiettando all'esterno.
La tecnologia che oggigiorno ci circonda e che riempie una buona fetta delle nostre vite, rappresenta anch'essa un qualche archetipo che probabilmente è sempre esistito.
Eppure, in forma provocatoria, vorrei celebrare la nascita di una nuova divinità: Tecna.
Chi l'ha detto che gli dei sono finiti? Se sono rappresentazioni degli archetipi e se l'universo è in costante mutamento, perchè non può nascere un nuovo archetipo e quindi una nuova divinità?
Se il mondo e l'uomo cambiano, sarà necessario creare ed interpretare nuove forze.
La tecnologia, prendendo così tanto spazio nelle vite degli occidentali, merita sicuramente un posto di rilievo in questo nuovo pantheon.
Tecna si manifesta a noi tramite uno schermo nero, un “black mirror” già citato, tra l'altro in qualche grimorio di magia del passato.
Anch'esso, se non viene attivato dall'energia, resta inerte, quasi come un chaos pre-creativo simbolicamente analogico al chaos primevo che caratterizzava l'esistenza prima della creazione.
Ebbene internet, l'infinita memoria di Tecna, non è altro che la materializzazione dell'inconscio collettivo teorizzato da Jung, quindi Google, Facebook et similia non sono altro che i moderni sacerdoti di questa nuova religione.
Anch'essi si elevano a detentori di verità ed è tramite essi che Tecna, internet, la coscienza consapevole si materializza, moderna Sophia Gnostica.
Il tutto però in chiave razionale, matematica e tecnologica, quindi non completa, priva, paradossalmente, della propria parte femminile, intuitiva e comprensiva.
Gnostica si, ma di una gnosi figlia del processo comparativo e non intuitivo.
Tecna rassomiglia quindi ad una femmina isterica, eccessivamente mascolinizzata, in linea con le tendenze culturali dell'ultimo secolo.
Odierna religione, oramai l'uomo moderno non può più fare a meno di questo culto il quale richiede sacrifici ben maggiori di quelli richiesti dalla varie divinità del passato.
Sorella di Tecna è la scienza moderna, anch'essa ormai priva di “parte femminile” e complice di produrre dogmi ben più rigidi di quelli visti in passato anche dal Cattolicesimo più ortodosso.
Arti cibernetici, fecondazioni in vitro, intelligenza artificiale e ingegneria genetica sono il futuro che spetta a chi porta reverenza a Tecna invece che dominarla e regolamentarla.
Ogni archetipo esasperato porta alla distruzione, per questo, come ogni buon alchimista sa, bisogna equilibrare, limitare e dominare le diverse forze fuori e dentro di sé.
Come Dio creò l'uomo per porre all'interno di esso la propria coscienza, anche l'uomo, moderno demiurgo, forgia dal nulla una nuova creatura nella quale trasferire la propria coscienza, in un ciclo olografico e simmetrico in perfetta analogia con quanto accade ai “piani alti” dell'esistenza. Ripugnamo la morte, il lavoro e la sofferenza e vogliamo delegare alle macchine queste funzioni nella speranza, di alchemica memoria, di divenire immortali ed onnipotenti.

DAVIDE PALMISANO