Chi vuole veramente incamminarsi lungo il sentiero alchemico deve prima o poi imparare a camminare ermeticamente. Questo esercizio appartiene alla più antica tradizione alchemica, dato che tutti gli operatori del passato si sono cimentati in pellegrinaggi a piedi. Ma anche nella tradizione sciamanica le lunghe camminate nel deserto o sulle montagne fanno parte delle pratiche più efficaci per trasformare interiormente l’essere umano.
In passato - ma anche oggi, nel XXI secolo, è la stessa cosa - le principali fasi alchemiche di lavorazione del composto umano erano viste come le tappe di un lungo e arduo pellegrinaggio. Seguendo la magia simpatica, le operazioni alchemiche di trasformazione interiore si appoggiavano ad atti, a gesta esteriori simboliche, per cui erano sentiti come profonde esigenze spirituali i pellegrinaggi al santuario di S. Giacomo di Compostela in Galizia, a Roma tramite la Via Francigena, e a Gerusalemme, in Terra Santa.
Il segreto per trasformare una camminata in una vera e propria operatività alchemica è farla per almeno un paio di ore, mantenendo costantemente la presenza di sé. Si cammina speditamente e in silenzio, concentrati sul movimento alternato delle gambe e delle braccia, sul respiro e la pressione dei piedi sul terreno . Con tale concentrazione si cerca gradualmente di eliminare le interferenze dei pensieri inappropriati e ricorrenti, dei sentimenti fuori luogo e persistenti, dei gesti e delle pulsioni corporee disarmoniche. Essi infatti determinano uno stato d'essere negativo, dispersivo, impedendo il silenzio interiore, limitando l'efficacia dell'azione.
Mentre si cammina, si deve mantenere lo sguardo davanti a sé, evitando il più possibile di guardare per terra. Ciò ovviamente non può essere fatto su terreno accidentato, con pendenze molto elevate o con ostacoli. E' necessario non soffermarsi sui particolari del paesaggio, delle cose o delle persone intorno. I piedi devono essere il più elastici possibile. Il peso del corpo non deve cadere tutto sul tallone: azione tipica di Saturno, che pianta il passo pesantemente sul terreno e ne frena la spinta, facendo slittare il piede se si cammina in discesa.
Il peso del corpo deve cadere prevalentemente sulla parte anteriore della pianta del piede: azione tipica di Giove, che lo distribuisce con equilibrio. Inoltre in salita va esercitata una frequente pressione sul suolo con le cinque dita: azione degli altri cinque pianeti e cioè, partendo dall'alluce e terminando con il mignolo, di Marte, del Sole, di Mercurio, di Venere e della Luna. L'azione unitaria delle cinque diverse forze planetarie produce in salita una notevole spinta per il passo successivo, oppure in discesa un'azione frenante efficace, per non scivolare. Così il camino è più armonico e si ha a volte la sensazione di assorbire dell'energia dal terreno e di distaccarsi da esso.
Questo sentirsi distaccato dal piano terreno va coordinato col movimento delle ginocchia, che devono essere elastiche e portate leggermente più in alto di quanto si è abituati. Anche il busto va tenuto un po' inclinato in avanti, specialmente in salita o in discesa. Il modo diverso di camminare contribuisce a spezzare anche gli abituali schemi mentali ed emozionali, spesso ancorati al peso del passato, ad una eccessiva influenza di Saturno, per stimolare un distaccato stato d'essere, proiettato verso un futuro migliore.
La uniforme pressione esercitata sulla pianta dei piedi, seguendo i canoni della riflessologia, stimola al meglio e per un tempo prolungato, organi e sistemi endocrini del corpo fisico. Nella camminata spedita o accelerata i piedi vengono come massaggiati e pertanto intensificano la loro funzione di pompa per la circolazione venosa del sangue e della stessa energia vitale, stimolando gli organi legati alle sette forze planetarie, che per corrispondenze sottili hanno i loro terminali energetici proprio nella pianta dei piedi.
Il baricentro del corpo, che abitualmente è posizionato intorno agli occhi, connesso alla sfera visiva razionale, va in parte spostato in basso, verso l'addome, così spostando l'attenzione da ciò che si guarda a ciò che si sente, al ritmo della respirazione, che occorre mantenere il più possibile regolare, evitando di respirare con la bocca. Così la consapevolezza individuale dovrebbe gradualmente espandersi oltre i confini rigidi della corporeità. Questo sentire più espanso, anche se discontinuo e momentaneo, favorisce in chi cammina un intimo collegamento con la natura circostante, con la terra sottostante e il cielo soprastante.
Per sincronizzare la respirazione con il ritmo della camminata, si consiglia in un primo tratto del percorso di fare una breve inspirazione col naso ogni due volte che si mette avanti il piede destro e poi, per un altro tratto uguale, di fare una breve inspirazione col naso ogni due volte si mette avanti il piede sinistro. Successivamente, per effettuare una respirazione sempre più lenta e profonda, si consiglia di fare l’inspirazione col naso ogni volta che si mette avanti lo stesso piede tre volte. Se il ritmo della camminata diventa molto veloce, si può inspirare col naso ogni volta che si mette avanti lo stesso piede quattro volte.
Dopo aver percorso una discreta distanza e applicato un po' di sforzo, la camminata produce l’aumento di alcune funzioni endocrine, una armonizzazione della respirazione con la frequenza cardiaca e il flusso sanguigno, linfatico e ormonale, con la circolazione di sostanze endogene, quali la serotonina, l’ossitocina, l’adrenalina, endorfine e oppioidi. Quando vi è questa dinamizzazione, unita ad un surriscaldamento del corpo, si attiva il potere dell'elemento fuoco, che altera la coscienza ordinaria, con una maggiore messa fuoco dei centri superiori della testa e del cuore, della sfera percettiva e proiettiva.
Mentre si cammina in questo stato di coscienza proiettiva, è bene realizzare che, in maniera analoga al riscaldamento del corpo, l'operatività alchemica tende al surriscaldamento di tutto il composto umano, con una “distillazione” dei centri sottili.
Per accelerare la circolazione dei fluidi che trasportano le sostanze endogene, si possono utilizzare le mani come una pompa, stringendo a pugno la mano quando il braccio è spinto in avanti ed aprendola quando il braccio è spinto indietro. Così si aumenta la stimolazione degli organi legati alle sette forze planetarie, che per corrispondenze sottili hanno i loro terminali energetici anche sul palmo della mano.
Si consiglia l'esercizio al mattino, con una temperatura fresca. Prima e dopo di una camminata prolungata, è opportuno bere un paio di bicchieri d’acqua, per sciogliere parte dell’acido lattico che con lo sforzo si accumula nei muscoli. Le camminate frequenti, almeno una volta la settimana, contribuiscono a mantenere il proprio peso forma, in rapporto alla propria altezza, alla propria età e costituzione, un fattore importante per avanzare con successo nell’operatività alchemica a lungo termine. Ad esempio un uomo di oltre 25 anni, alto circa m. 1,72 e di costituzione normale, deve pesare tra i 62 e i 68 chilogrammi. Una donna di oltre 25 anni, alta circa m. 1,68 e di costituzione normale, deve pesare tra i 55 e i 61 chilogrammi.
Nella camminata ad un ritmo intenso, il maggior fuoco interno scioglie molte tossine chimiche, prodotte dal metabolismo, e soprattutto molte scorie psichiche, che fanno ammalare il corpo e corrompono l’anima. Tali scorie sono espulse tramite il sudore corporeo e pertanto dopo la camminata è indispensabile una doccia. Durante la doccia, dopo essersi lavati con i soliti detergenti, si consiglia di spargere del sale marino grosso sulle spalle, sulla schiena, sull’addome e sulle gambe, facendo poi un ultimo risciacquo ed evitando che il sale finisca nei capelli e negli occhi.
Lo scopo meno evidente dell'esercizio è quello di cambiare la prospettiva con cui ogni istante si assembla la realtà che si percepisce. Per questo si suggerisce di tenere ogni tanto lo sguardo non a fuoco su oggetti particolari, ma allargato a 180 gradi, oppure rivolto verso l'alto, verso le nuvole del cielo o la parte più alta degli alberi. Per brevi tratti si può anche camminare chiudendo un occhio, oppure chiudendo tutti e due gli occhi, oppure muovendosi all’indietro. Ogni tanto, portando in avanti il piede con una forte spinta delle dita dei piedi e delle ginocchia, si può sollevare il corpo verso l'alto. Con queste modalità l'abituale visuale avanti a sé cambia, diventa fluida, si eleva ed ondeggia allo stesso ritmo dei passi leggeri e decisi.
Lasciandosi andare al sentimento di leggerezza e fluidità che scaturisce dall'esercizio, favoriti dallo stato mentale distaccato dalla realtà materiale circostante, le persone o le cose che scorrono ai lati quasi perdono la loro consistenza. Occorre evitare che la muscolatura del corpo s'irrigidisca per l'impegno dovuto all'esecuzione della pratica. L'attenzione necessaria a mantenere in essere i movimenti e lo sguardo, che abbraccia ogni cosa senza soffermarcisi, impedisce alla mente di prestare sufficiente attenzione ai singoli particolari che entrano nel suo campo visivo.
Tutto ciò interrompe il meccanismo della mente, che attraverso i processi neurologici che individuano e descrivono automaticamente gli oggetti, elabora costantemente la struttura portante della realtà ordinaria, la rappresentazione del mondo condivisa con tutti gli appartenenti ad una data società, condizionante ed alienante, e che impedisce l'esperienza delle realtà fuori del comune o separate da quella ordinaria. Tale procedimento è indispensabile per accedere alla dimensione dell'immaginazione formativa, dove la mente esaltata o estasiata attrae il pensiero creativo dell'Assoluto.
Se si è in gruppo, si consiglia di camminare in fila indiana e distanziati circa tre metri al massimo, sempre in contatto percettivo ed empatico , come una cordata impegnata nella stessa ascensione spirituale. Occorre camminare allo stesso ritmo dei compagni, sentendo di appartenere ad un unico campo energetico che si muove all’unisono.
Quindi, per non interrompere questo unicum energetico, è bene che durante la camminata non si crei troppa distanza tra i partecipanti, perché il campo energetico e percettivo di ognuno normalmente non supera un alone di due metri intorno al corpo. Poi occorre seguire lo stesso percorso dei compagni avanti, senza guardare per terra e fidandosi del battistrada. L’effetto è che si è come trascinati in avanti dal campo energetico del gruppo e in ognuno sparisce la fatica ed aumentano le forze.
In alcune e brevi parti del percorso, si può provare a camminare ad un metro di distanza, portando in avanti il piede destro quando il compagno davanti lo porta avanti, portando in avanti il piede sinistro quando il compagno davanti lo porta in avanti, e così le braccia, applicando alla camminata del gruppo lo stesso ritmo del battistrada.
Si può aggiungere l’esercizio di posare i propri piedi esattamente dove li posa il compagno. L’effetto ipnotico che ne deriva può accentuare l’effetto della camminata ermetica. Per dare maggiore potenza a quest’ultimo esercizio, si può inspirare col naso quando il compagno davanti posa il piede destro, espirare sempre col naso mentre il compagno posa nuovamente il piede destro e poi inspirare col naso nuovamente quando il compagno posa lo stesso piede la terza volta, e così via.
Un pellegrinaggio vero e proprio, che dura uno o due mesi di cammino, sposta di molto l’attenzione e la percezione dei partecipanti dagli strati superficiali della struttura psichica, che sono abitualmente sperimentati, a strati più interni e significativi, poco conosciuti o del tutto sconosciuti. Ma anche una camminata di due o tre giorni può avere una notevole efficacia trasformativa, se eseguita in uno stato d’animo conforme a quanto sopra indicato.
Il metodo della tradizione iniziatica per neutralizzare ciò che determina giorno per giorno il nostro IO è cambiare radicalmente e intensamente, in determinati ritiri o gruppi di lavoro, le azioni, i pensieri, i sentimenti, i gesti, gli atteggiamenti corporei stereotipati, condizionati, che inchiodano il nostro IO in una data prospettiva, limitata e arbitraria. Più in queste occasioni i pensieri e le emozioni sono fuori del comune, più gli avvenimenti e le sensazioni vanno oltre gli schemi abituali, sono di rottura , più aumentano le probabilità di una futura crescita spirituale.
Al ritorno da queste esperienze, l’alchimista si trova profondamene cambiato, quasi spaesato, rispetto alle situazioni esistenziali precedenti, agli abituali comportamenti negativi, ripetitivi, che impediscono la nostra trasformazione spirituale.
CIRCOLO INTERNO DEL CONVIVIO