Centro Studi Ermetici Alchemici

JUNG E L'INTERPRETAZIONE DEI SOGNI

Prendendo come riferimento Jung e i grandi temi che lo hanno accompagnato nello svolgersi della sua vita, nasce la proposta di presentare, nel tempo, una raccolta antologica su temi scelti per il loro contenuto pertinente ad un percorso di riflessione e di ricerca interiore. Una sorta di lettura e riflessione itinerante: piccola mappa per sentieri dove è facile distogliersi o smarrirsi ma dove è anche possibile incontrare nuove tracce nell’arrivare alla meta.

Il seguente lavoro è una breve raccolta antologica di brani tratti dalle opere di C. G. Jung in merito al tema del sogno. Chi è interessato può contribuire anche con altri autori al fine di costruire una sorta di trama interattiva. E’ ovvio che le citazioni riportate sono e/o diventano lo stimolo ad uno studio individuale, ad uno scambio di conoscenze e l’avvio, perché no, anche di una possibile operatività risuonando così come una breve composizione a più mani.

ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL SONNO E SUL SOGNO

ll sogno appartiene a tutta l’umanità sin dalla notte dei tempi e riguarda, in un passato-presente, l’esistenza di ogni singolo individuo, ma scarsa ne è la consapevolezza. Come Bianconiglio del racconto di Alice corriamo perennemente in ritardo, affannati nella ricerca di un evento sempre diverso e che ci apra a nuove comprensioni ma raramente per seguirlo e varcare la soglia per entrare nelle profondità della sua tana. Nel sonno e nel sogno siamo liberi dal tempo e difficilmente riflettiamo sul fatto che un terzo circa della vita media lo passiamo dormendo di notte e spesso anche di giorno. Velocemente liquidiamo il tempo del sonno perché vi è l’acquisita convinzione dell’incapacità di rendersi conto di stare dormendo e di sognare, della memoria non sufficientemente pronta e perciò il tutto si esaurisce con la tipica frase del ”non ricordo niente” o “sono cose così strambe”.

Saturno, l’antico dio del tempo che presiede alla vita e alla morte, nell’assegnarci il tempo, non distingue tra il tempo diurno della veglia e il tempo notturno del sonno e dei sogni. Quasi a dirci, discretamente, che il tempo assegnato è unico. Al singolo spetta il lavoro individuale di riunire la parte luminosa diurna con la parte oscura notturna. Occorre riappropriarsi di questi “ tempi perduti” e, ricordando Proust, ricercare il tempo perduto non più come nostalgica e calda rivisitazione di sensazioni, odori, ricordi di una memoria antica, ma come percorso di ricerca di quel tempo notturno che, appartenendoci e riguardando una unica memoria ed una unica realtà, diventa un ritorno alle nostre antiche origini ed un cammino alla riunificazione.

A questo riguardo altre culture, ad esempio quelle più antiche o primitive o orientali, hanno sempre riconosciuto e attribuito al sogno una fondamentale funzione di guida, di comunicazione che tra noi moderni è andata sempre più perdendosi o riducendosi.

L’occidente ha accolto la convinzione greca che i sogni fossero messaggeri del divino; successivamente la chiesa cristiana ha ereditato gran parte della mitologia israelitica, secondo cui i sogni erano messaggi di Dio che andavano interpretati da profeti o dai divinatori dei sogni. L’Antico ed il Nuovo Testamento sono pieni di sogni e sono rappresentati sotto forma di rivelazioni soprannaturali; nei resoconti biblici certi sogni, divini o importanti o lucidi, erano frequenti eppure solo milleduecento anni dopo, certe manifestazioni oniriche tornarono ad attrarre l’attenzione della Chiesa, nella figura della inquisizione, che ne diede però una interpretazione in chiave demoniaca. Questi particolari sogni furono allora denominati “sogni di potere”, creduti dalla superstizione popolare come frutto della suggestione del demonio che prendeva possesso della mente e del corpo di coloro che avevano queste esperienze oniriche particolari, e per ciò considerati una pratica pericolosa. Diversamente nelle altre religioni il sogno “ diverso” è sempre stato prerogativa dei membri più stimati della società: il santo, il mistico, lo sciamano. Compresi nei riti iniziatici o nelle dottrine segrete, tali sogni di potere conferivano doti spirituali alla tribù, o ai popoli, procurando rispetto al sognatore ed un esempio è stato presso gli aborigeni o i nativi d’America.

Solo nel XIX secolo in Francia, dopo la diffusione del movimento romantico e del progressivo interesse verso l’uomo e l’inconscio, un pioniere del sogno, il marchese d’Hervey de Saint Denis, nel suo libro “ I sogni e il modo di dirigerli”, pubblicato per la prima volta nel 1867, riuscì a descrivere le proprie esperienze, le tecniche e le abilità necessarie per entrare consapevolmente nei sogni, ma la comunità scientifica di allora ne accolse l’opera con scetticismo. Diffidenze e critiche accompagnarono inizialmente anche l’opera di Freud, “L’interpretazione dei sogni”; la prima pubblicazione risale al 1900, solamente dopo dieci anni con la seconda ristampa, il mondo accademico e scientifico sul tema iniziò a dare segnali di maggior apertura e interesse: il sonno ed in particolare il sogno diventarono oggetto di studio e ricerca effettuati in modo sempre più sistematici e allargati quanto meno all’interno delle discipline scientifiche. Freud parla del sogno come di una via regia di accesso all’inconscio, come la soddisfazione di desideri rimossi e di realizzazione allucinatoria di un desiderio inappagato durante la vita diurna, attribuendogli sempre e unicamente una valenza soggettiva. Riguardo ai sogni importanti o lucidi, lo stesso Freud ne fa un blando accenno nella seconda edizione della sua opera: “ Esistono persone che durante la notte serbano molto chiaramente la nozione del loro dormire e sognare, persone dunque che sembrano avere una capacità cosciente di dirigere la vita onirica. Se, per esempio, uno di questi sognatori non è contento della piega che prende un sogno, lo interrompe senza svegliarsi e lo ricomincia da capo per continuarlo in modo diverso, esattamente come uno scrittore popolare che, a richiesta, dà alla sua commedia un esito più bello”.

Scorrendo velocemente lo scenario psicologico ed i contributi che gli studi di psicofisiologia del sonno andavano sempre più producendo, il tema del sogno ha aperto ad alcune aree di peculiare interesse quali ad esempio la coscienza, il sonno, il processo di addormentamento, il sogno, il sogno cosiddetto “lucido”.

In psicologia per coscienza si intende l’autoconsapevolezza, l’essere coscienti di…; la coscienza si oppone all’inconscio, la parte psichica che non conosciamo, una sorta di ”mare magnum” da cui emergono piccole isole. Nella coscienza vi è memoria, linguaggio, percezioni, emozioni, attenzione. La coscienza non è statica, si può ampliare ed evolvere, come può fissarsi e identificarsi sino a limitare considerevolmente il campo esperienziale e mentale. La coscienza è un processo costantemente mutevole; tra i vari significati, due più importanti riguardano: il primo la consapevolezza di sé come funzione che assicura la continuità e la stabilità del sentimento di identità psichica e corporea, il secondo l’insieme delle funzioni che garantiscono la regolarità e la validità dei nostri rapporti con il mondo esterno (il sistema di controllo del nostro comportamento). In entrambe le accezioni, la coscienza si riduce progressivamente durante l’assopimento dove la prima perdita riguarda il controllo volontario del pensiero: non si è più in grado di imporsi nella scelta dei pensieri, né di contrastare il comparire di contenuti mentali involontari, bizzarri e successivamente avviene la perdita del contatto con la realtà in termini spazio temporali. Nella fase finale del processo di addormentamento la perdita dell’esame di realtà produce un esito allucinatorio, fisiologico, di carattere onirico, consistente nel riconoscere una origine reale alle proprie immagini mentali e di proiettarle nello spazio esterno.

Il sonno viene definito come uno stato di profonda riduzione di coscienza, da cui il soggetto può essere risvegliato mediante adeguati stimoli sensoriali o di altra natura. Il sonno si distingue in sonno NREM (non rapid eye movements) e sonno REM (rapid eye movements). Il sonno NREM (chiamato anche sonno sincronizzato, ortodosso, quieto), viene definito tale poiché è caratterizzato da un progressivo rallentamento della frequenza e un aumento dell’ampiezza delle onde dell’EEG; questo è un sonno riposante, ed erroneamente viene indicato come un sonno senza sogni, mentre durante questo tipo di sonno si fanno sogni, a volte incubi; generalmente questi sogni si ricordano meno di quelli in fase REM, poiché pare che il processo di consolidamento della memoria a lungo termine non avvenga. Il sonno REM si ripete ciclicamente, occupando circa il 20/25% del tempo di sonno notturno, concentrandosi nella seconda metà della notte, di solito è associato a una vivace attività onirica.

Il sogno, per quanto la ricerca scientifica sia ancora lontana da una esaustiva comprensione delle sue funzioni e del suo significato viene definito e descritto, ad esempio da alcuni ricercatori quali Bosinelli e Franzini come: ”Esperienza mentale del sonno che abbia carattere di alienità o comunque di non sovrapponibilità rispetto al presente topo cronologico (qui ed ora) del dormiente, e che mostri una maggiore e minore vivezza percettiva, con frequente sentimento di partecipazione personale del sognatore, accompagnata da inefficacia dell’esame di realtà e da perdita di controllo volontario del pensiero.” Secondo molti neurofisiologi e psicologi, il sogno normale, non lucido, è un fenomeno allucinatorio perché il soggetto non è consapevole della vera natura dello stato che sta vivendo. Queste definizioni per dire che il sogno potrebbe essere una allucinazione che avviene nel sonno e dove vi è un difettoso funzionamento dell’esame di realtà, la cui natura però viene generalmente riconosciuta al risveglio. Uno stato dell’essere in cui manca una sorta di intuizione profonda come avviene negli stati psicotici.

Alcuni tipi di sogno, la cui conoscenza risale a tempi molto lontani, sono chiamati “sogni lucidi”. Il sogno lucido è uno stato onirico in cui il sognatore diviene consapevole del fatto che sta sognando e per questo viene denominato anche sogno cosciente. Lo psichiatra olandese Frederik Van Eeden per primo nel 1913 introdusse il termine di “sogno lucido” e per spiegare le differenze tra stati di veglia, sonno , sogno, sogno lucido, ha utilizzato i termini di dissociazione e reintegrazione: il sonno è una dissociazione delle normali funzioni psichiche che durante la veglia sono controllate dalla coscienza. La veglia è integrazione, il sonno è dissociazione, il sogno ordinario è una parziale reintegrazione rispetto alla veglia, mentre nel sogno lucido la reintegrazione delle funzioni psichiche è completa, e come dice Nietzsche ne “ la Gaia Scienza”: ”…... continuare a sognare sapendo di sognare……”.

Infine un veloce accenno a due categorie fondamentali nell’attuale e usuale esame di realtà: spazio e tempo sono prodotti dal modo di essere della mente logica che divide e classifica e, utilizzando una terminologia freudiana, caratteristiche del processo secondario di pensiero. Lo spazio del sogno è uno spazio di creazione, le immagini vengono create anche in funzione dei desideri consapevoli, ed il corpo del sogno non sembra sottostare alle leggi di gravità; il tempo per il sognatore, pare non esistere , la sua esperienza è di solito quella di un tempo unico, un tempo senza tempo

Ogni definizione che si dà al sogno è sempre parziale, incompleta, legata al pensiero scientifico-culturale del tempo, dipendente dall’angolo di visualizzazione prescelto per il suo studio. Le varie discipline hanno dato al sogno le proprie impronte di cosa sia, a cosa serva, da dove deriva, lo hanno studiato all’interno di asettici e raffinati laboratori e lo stesso contributo delle neuroscienze ne amplifica la complessità. Ricercando nel pensiero scientifico, nessuna definizione può rendere chiaro ed esaustivo un fenomeno così complesso, così unico, così antico come il sogno. Solo affiancando ad uno studio scientifico-razionale, uno studio di tipo filosofico, umanistico e sviluppando anche un pensiero di tipo intuitivo e, perché no, spirituale, ciascuno di noi nell’unicità della propria esperienza interiore potrà accedere a una personale conoscenza del sogno. Parlare di scienza e sogno è possibile solo se la scienza a cui si riferisce è una scienza dell’uomo nella sua totalità , del suo essere Uno e Tutto, del suo essere passato-presente e futuro. A questo punto anche la scienza si trasforma per accogliere e coniugare nel suo progetto di ricerca il finito con l’infinito, la razionalità con la intuizione e la creatività, la curiosità con l’umiltà, la certezza con l’incertezza. Cambiando riferimenti mentali, abitudini mentali e andando oltre “la norma”, si potrà entrare nel sogno e non solo.

Pensiamo al sogno come ad un ponte tra il conscio e l’inconscio, dove due realtà vengono messe in comunicazione tra di loro attraverso un linguaggio simbolico carico di immagini, colori, suoni, incontri, eventi, e dove contemporaneamente si crea un particolare legame di estraneità ed intima appartenenza. La familiarità e la conoscenza del sogno, oltre a favorire l’integrazione tra il conscio e l’inconscio agisce una funzione di svelamento e di avanzamento nello stato di coscienza dell’individuo.

Creativo e speculativo, con una visione quanto mai eclettica e libera da appartenenze, dove lo studio e la ricerca scientifica si è sempre coniugata a una profonda ricerca interiore spirituale, è stato l’apporto di Jung allo studio della psicologia dinamica e dell’uomo.

Sogni, grandi sogni hanno sempre accompagnato la vita di Jung, sia nello slancio della ricerca, dello studio, sia nel loro significato “numinoso”.

Addentriamoci dunque in questo cammino immaginario con lui, ripercorrendo attraverso brani scelti dalle sue opere, quanto Jung ci comunica sul sogno, sul suo significato, sulla sua struttura, sui suoi simboli, sulla sua intima unione con noi.

DAGLI SCRITTI DI JUNG

Jung aveva circa tre o quattro anni quando comparve il suo primo sogno importante: era in prato e passando attraverso una fossa oscura, orlata di pietre, iniziò a scendere sottoterra, sino ad arrivare in una grande sala con al centro un tappeto rosso sul quale vi era un meraviglioso trono d’oro con sopra uno strano essere molto alto con un unico occhio che guardava verso l’alto. Fu un sogno dove, allora bambino, non riuscì a cogliere significati specifici se non una forte pregnanza emotiva che lo accompagnerà nel tempo e solo molti anni dopo in età adulta riuscirà a districarne la trama complessa.

“ Tutte le mie opere , tutta la mia attività creatrice è sorta da quelle iniziali fantasie e dai sogni che cominciarono nel 1912, circa 50 anni fa. Tutto ciò che ho fatto nella mia vita vi era già contenuto anche se dapprima solo in forma di emozioni e immagini.” (Jung, Ricordi, sogni, riflessioni, 236))

Il sogno ci appartiene, tutti sogniamo, ma così poco lo conosciamo e lo frequentiamo, dalla curiosità di cosa il sogno sia, nel tentativo di arrivare a una sua ulteriore chiarificazione, Jung ne parla con queste parole:

“Tutta la creazione onirica è sostanzialmente soggettiva, e il sogno è un teatro in cui chi sogna è scena, attore, suggeritore, regista, autore, pubblico e critico insieme” (Jung, Opere vol. VIII, Considerazioni generali sulla psicologia del sogno, pag. 285)

“ Il sogno è una formazione psichica che, al contrario di altri contenuti della coscienza, non rientra in apparenza, stando alla forma e al contenuto significante, nella continuità dell’evoluzione dei contenuti della coscienza. In ogni caso il sogno non sembra di regola un componente integrante della vita psichica cosciente, ma un evento più superficiale, un fatto apparentemente casuale……è il residuo di una attività psichica particolare che si verifica durante il sonno. L’osservatore attento scopre però senza difficoltà che, dopo tutto, il sogno non è completamente avulso dalla continuità della coscienza, poiché si possono rintracciare in quasi tutti i sogni determinati particolari che provengono da impressioni, pensieri, stati d’animo del giorno e dei giorni precedenti. In questi limiti esiste quindi una certa continuità, rivolta prevalentemente all’indietro. Non sarà sfuggito a nessuno tra quanti dedicano al problema del sogno un interesse sufficientemente vivace che il sogno possiede anche una continuità rivolta in avanti…. ”( Jung, Opere, vol. VIII, Considerazioni generali sulla psicologia del sogno, pag.255)

“A differenza delle rappresentazioni guidate logicamente, che possiamo considerare una caratteristica particolare del processo mentale cosciente, nel sogno il nesso rappresentativo è essenzialmente fantastico. ….E’ a questo suo carattere che il sogno deve l’epiteto di assurdo, che lo svilisce. …. Giudicandolo assurdo non faremmo quindi che proiettare semplicemente sull’oggetto la nostra mancata comprensione. Ciò non impedirebbe tuttavia il fatto che il sogno abbia insito un senso suo proprio.” ( Jung, Opere, vol. VIII, Considerazioni generali sulla psicologia del sogno, pag.256)

“Come il nostro corpo reca in sé le tracce della sua evoluzione filogenetica, così fa anche lo spirito. Non c’è quindi niente di strano nell’ipotesi che il linguaggio metaforico dei nostri sogni sia un relitto arcaico.” ( Jung, Opere, vol. VIII, Considerazioni generali sulla psicologia del sogno, pag.266)

“Tra i molti problemi della psicologia medica c’è un bambino difficile: il sogno. Sarebbe tanto interessante quanto arduo discutere il sogno esclusivamente sotto i suoi aspetti medici, cioè in rapporto a diagnosi e prognosi di stati morbosi. Il sogno ha a che fare con la salute e la malattia e poiché grazie alla sua origine inconscia, attinge dal tesoro di percezioni subliminali, può produrre occasionalmente cose di estremo interesse.” ( Jung, Opere, vol VIII, L’essenza dei sogni, pag.303)

“Il sogno è un frammento di attività psichica involontaria che è cosciente quel tanto che gli occorre per essere riprodotto in stato di veglia. Tra i fenomeni psichici il sogno è quello che forse offre il massimo di elementi irrazionali. … I sogni in cui logica, morale, ed estetica si combinano in maniera soddisfacente sono una eccezione. Di regola il sogno è una creazione singolare a strana, caratterizzata da molte cattive qualità: l’assenza di logica, una dubbia moralità, una conformazione sgradevole ed un evidente controsenso o assurdità. Per questo lo si liquida volentieri come qualcosa di sciocco, privo di senso e di valore.” ( Jung, Opere, vol. VIII, L’essenza dei sogni, pag.304)

“ Che cos’è dunque il sogno? il sogno è un prodotto dell’attività psichica inconscia durante il sonno. In questo stato la psiche è ampiamente sottratta alla nostra volontà conscia. Con il minuscolo residuo di coscienza che ci è rimasto nello stato onirico, possiamo soltanto percepire ancora cosa accade; però non siamo in grado di dirigere il corso dei fenomeni psichici secondo i nostri desideri e le nostre intenzioni, e così siamo anche privati della possibilità di ingannarci. Il sogno è un processo involontario basato sulla attività autonoma dell’inconscio, ed è altrettanto sottratto alla nostra volontà quanto per esempio il processo fisiologico della digestione. Abbiamo quindi a che fare con un processo psichico assolutamente obbiettivo, dalla cui natura possiamo trarre conclusioni obiettive sull’ effettivo stato di chi sogna.” (Jung, Opere, vol. XVII, Sviluppo ed educazione del bambino, pag. 58)

“I sogni non sono invenzioni intenzionali e volontarie, ma fenomeni naturali che sono proprio ciò che rappresentano. Essi non ingannano non mentono, non falsificano, non nascondono nulla ma enunciano ingenuamente ciò che essi sono e ciò che essi intendono. Sono irritanti e ci portano su strade sbagliate unicamente perché non li comprendiamo. ….Possiamo anche capire la ragione perché sono così strani e così difficili. L’esperienza, infatti, ci mostra che si sforzano di sempre di esprimere qualcosa che l’Io non sa e non capisce.” ( Jung, Opere, vol. XVII, Psicologia analitica ed educazione, II conferenza, pag. 102)

“I sogni sono indubbiamente prodotti dell’attività psichica inconscia. Sorti nel sonno, senza intenzione o intervento da parte nostra, essi compaiono davanti al nostro sguardo interiore e, grazie ad un piccolo residuo cosciente, noi riusciamo a trasferirli nella coscienza della veglia. La loro natura spesso bizzarra, irrazionale, incomprensibile ci fa dubitare che li si possa considerare una fonte di informazione attendibile. Nei nostri tentativi di comprendere i sogni siamo anche molto lontani da qualsiasi metodo delle scienze della natura, da numeri e misurazioni. Siamo piuttosto nella condizione di un archeologo che debba decifrare una iscrizione ignota. Eppure, ammesso che esistano contenuti inconsci, sono prima di tutto i sogni che possano dirci qualcosa. Freud ha il grande merito di avere indicato per primo questa possibilità. Certo tutti i secoli precedenti si sono occupati del mistero dei sogni e niente affatto sempre solo in modo superstizioso. L’interpretazione dei sogni dell’antico Artemidoro di Daldi è, nel suo genere, persino un lavoro scientifico da non sottovalutare, e Giuseppe Flavio narra di alcune interpretazioni degli Esseni che non sono da disprezzare. Ma senza Freud la scienza non sarebbe certo tornata a considerare i sogni come una fonte di informazione, benché i medici dell’antichità prestassero grande attenzione ai sogni. Anche oggi le opinioni riguardo ai sogni sono molto discordi. Ci sono persino moltissimi psicologi clinici che rinunciano all’analisi dei sogni, da una parte perché il metodo sembra loro troppo incerto, troppo arbitrario o troppo difficile, dall’altra perché credono di non aver bisogno dell’inconscio.” ( Jung, Opere, vol. XVII, L’inconscio nell’educazione individuale, pag. 150)

“ Com’è noto, secondo uno degli assiomi della psicologia analitica le immagini oniriche sono simboli da non prendere alla lettera: occorre piuttosto presumere in esse un significato nascosto. L’idea arcaica di un simbolismo onirico ha provocato non solo la critica, ma anche una violenta opposizione. Tuttavia il senso comune non trova nulla di straordinario nel fatto che il sogno abbia un significato e sia suscettibile di interpretazione: con questo, infatti, viene enunciata una verità alquanto banale e in uso da millenni. Gli interpreti di sogni caldei ed egizi fanno ancora parte dei nostri ricordi scolastici. Sappiamo di Giuseppe che interpretò i sogni del Faraone, di Daniele e del sogno di Nabucodonosor, di Artemidoro e del suo libro dei sogni. Nei documenti scritti di tutti i tempi e di tutti i popoli si parla di importanti sogni profetici, di sogni funesti, e di sogni di guarigione mandati dagli dei. Quando una opinione è così antica e così condivisa deve avere un fondo di verità, cioè è psicologicamente vera. Per l’atteggiamento dello spirito moderno riesce difficile concepire come un dio esistente al di fuori di noi provochi il sogno, o che il sogno, profetico, predica il futuro. Ora, se noi proviamo a tradurre tutto ciò in linguaggio psicologico, l’antica concezione suona già molto più chiara e cioè: il sogno proviene da una parte dell’anima a noi sconosciuta e si occupa della preparazione dell’indomani e dei suoi avvenimenti. Secondo l’antica credenza , la divinità o il demone parla nel sonno in linguaggio simbolico e l’interprete deve trovare la soluzione dell’enigma. Ciò vuol dire, tradotto in linguaggio moderno che il sogno consiste in una serie di immagini, in apparenza contraddittorie e assurde. Ma contiene un patrimonio di idee che, tradotto, ha un chiaro significato.” ( Jung , Opere, vol.V, pag,21)

Jung è stato allievo e amico di Freud, destinato a divenire suo successore; dopo una profonda collaborazione, quando le sue idee iniziarono a differenziarsi e allontanarsi da quelle del maestro, tra i due avvenne una dolorosa e irreparabile rottura per entrambi. I contenuti teorici nello studio della psiche, la comprensione e concezione del mondo erano drasticamente diversi. Circa il sogno, così Jung parla delle sostanziali divergenze tra lui e Freud:

“Di conto alla nota opinione di Freud sulla natura del sogno, che sarebbe un soddisfacimento di desideri, sia io che il mio amico Alphonse Maeder, abbiamo adottato il punto di vista secondo cui il sogno è una autorappresentazione spontanea della situazione attuale dell’inconscio espressa in forma simbolica.” (Jung, Opere, vol. VIII, Considerazioni generali sulla psicologia del sogno, pag,282)

“Concepire i sogni come adempimenti di desideri infantili o come aggiustamenti orientati in senso finalistico al servizio della volontà di potenza infantile è cosa troppo ristretta e non rende giustizia alla natura del sogno. Come ogni componente del nesso psichico, il sogno è una risultante della totalità della psiche. Perciò è legittimo attenderci di trovare nel sogno anche tutto ciò che da epoca immemorabile ha avuto importanza nella vita dell’uomo.” (Jung, Opere vol. VIII, Considerazioni generali sulla psicologia del sogno, pag. 296)

“La considerazione finalistica del sogno che io contrappongo alla concezione freudiana significa, intendo affermarlo esplicitamente, non una negazione delle causae del sogno, ma una diversa interpretazione dei materiali raccolti in riferimento al sogno. I fatti, cioè i materiali, restano i medesimi; quello che cambia è il metro con il quale li si misura. La questione può essere enunciata semplicemente così: a che serve questo sogno? Che effetto vuole ottenere?.” ( Jung, Opere, vol. VIII, Considerazioni generali sulla psicologia del sogno, pag.261)

“Quanto al simbolismo dei sogni, oggetto di tante discussioni, la sua valutazione è diversissima a seconda che venga considerato dal punto di vista causale o da quello finalistico. La concezione causale di Freud prende le mosse dalla bramosia, dal desiderio onirico rimosso.” ( Jung, Opere, vol. VIII, Considerazioni generali sulla psicologia del sogno, pag. 263)

“Sono quindi giunto alla persuasione che la concezione freudiana, secondo la quale i sogni avrebbero una funziona essenzialmente volta ad appagare i desideri e a conservare il sonno, è troppo angusta, anche se l’idea fondamentale quella di funzione biologica compensatrice, è sicuramente esatta. ….I sogni si comportano in maniera da compensare la situazione cosciente di volta in volta presente.”( Jung, Opere, vol. VIII, Considerazioni generali sulla psicologia del sogno, pag.270)

“Lo spirito scientifico, formatosi sulle scienze naturali, della nostra epoca, pensa in termini di rigorosa causalità, e apprezza assai di più la concezione causale. Ai fini di una interpretazione scientifico-naturalistica della psicologia del sogno la concezione causale di Freud dovrebbe quindi avere le carte di gran lunga migliori. Ma non posso fare a meno di porre in dubbio la completezza di questa concezione, perché la psiche non va solo intesa causalmente, ma esige di essere considerata finalisticamente. Soltanto l’unificazione di questi due punti di vista, a tutt’oggi incompiuta a causa delle enormi difficoltà di natura sia teorica che pratica, può darci una comprensione più completa della natura del sogno.” ( Jung, Opere, vol. VIII, Considerazioni generali sulla psicologia del sogno, pag. 265)

Nelle sue analisi sul significato del sogno, delle sue funzioni Jung si interrogava su quali fossero le funzioni del sogno, a cosa servissero:

“ Ora, dal momento che il significato della maggior parte dei sogni non coincide con le tendenze della coscienza ma mostra deviazioni caratteristiche, dobbiamo supporre che l’inconscio, matrice dei sogni, possieda una funzione autonoma. …. Per formulare questo comportamento, l’unico concetto possibile che mi si è offerto è quello della compensazione, il solo in grado- almeno mi sembra- di riassumere tutti i tipi di comportamenti del sogno. La compensazione deve essere rigorosamente distinta dalla complementarietà. Il complemento è un concetto troppo limitato e troppo limitativo, insufficiente a spiegare in misura adeguata la funzione onirica, poiché definisce un rapporto di integrazione per così dire coatto. La compensazione invece è –come dice il suo stesso nome-un confronto e un paragone di dati o punti di vista diversi, confronto dal quale emerge un equilibramento, una rettifica.” (Jung, Opere, vol. VIII, L’essenza dei sogni, pag. 309)

“ Dapprima le compensazioni appaiono come accomodamenti di unilateralità o bilanciamenti di equilibri alterati. Un esame più approfondito e una maggior esperienza permettono invece di rilevare che questi atti di compensazione apparentemente unici si dispongono in una sorta di piano. Essi sembrano uniti da un rapporto reciproco e, sembrano subordinati in senso più profondo a un fine comune: di conseguenza una lunga serie di sogni non appare più come una sfilza senza senso di eventi incoerenti e unici , bensì come un processo di sviluppo o di coordinamento che si svolge per gradi programmati. Questo processo inconscio, che si esprime spontaneamente nella simbologia di lunghe serie di sogni, l’ho definito con il nome di processo di individuazione . A questo punto cadrebbero opportuni, più che in altri passi in cui si espone figurativamente la psicologia del sogno, alcuni esempi esplicativi. …. Rimando quindi al mio libro sulla psicologia e alchimia, che contiene tra l’altro una indagine sulla struttura di una serie di sogni con particolare riferimento al processo di individuazione. ” (Jung, Opere, vol. VIII, L’essenza dei sogni, pag. 311)

“ Ma se i sogni producono compensazioni così essenziali, perché allora non sono comprensibili? E’ una domanda che mi è stata posta spesso. La risposta è che il sogno è un fatto naturale, e la natura non manifesta la minima tendenza a mettere a disposizione i suoi frutti per così dire gratis e in conformità con le aspettative dell’uomo. Si obietta spesso che la compensazione è inefficace se il sogno non è stato capito. La cosa però non è così sicura, perché sono molte le cose che operano efficacemente senza essere comprese.” (Jung, Opere, vol. VIII, L’essenza dei sogni, pag. 316)

“ … Stando alla mia esperienza la maggior parte dei sogni sono di natura compensativa. Sottolineano di volta in volta l’aspetto opposto, necessario a mantenere l’equilibrio psichico. La compensazione dello stato d’animo tuttavia non è l’unica funzione dell’immagine onirica. Nel sogno c’è anche una correzione del punto di vista.” .” ( Jung, Opere, vol. XVII, L’inconscio nell’educazione individuale, pag. 153)

“Sebbene a mio avviso la funzione prospettica sia una caratteristica essenziale del sogno, sarà bene però non sopravvalutarla, per non cadere vittime (ed è facile che accada) dell’opinione secondo cui il sogno sarebbe una sorta di psicopompo che, disponendo di conoscenze superiori, è in condizione di indicare all’esistenza una direzione infallibile.” (Jung, Opere vol. VIII, Considerazioni generali sulla psicologia del sogno, pag.274)

“ Ma come bisogna procedere se si deve mettere a nudo una struttura interna significativa al sogno? Anzitutto non esistono leggi formali univoche, né esistono assolutamente modi di comportamenti regolari del sogno, a prescindere dai sogni tipici a tutti noti, come per esempio l’incubo. I sogni angosciosi non sono rari, certo non rappresentano affatto la regola. Oltre a questi vi sono motivi onirici tipici noti anche al profano, come il volare, il salire le scale, o una montagna, l’andare in giro seminudi, la caduta dei denti, la folla, l’albergo, la stazione , la ferrovia, l’aereo, l’automobile, gli animali inquietanti, ecc. Questi motivi sono sì frequenti, ma non bastano certo perché se ne possa dedurre una qualche regolarità nella struttura del sogno.” ( Jung, Opere, vol. VIII, L’essenza dei sogni, pag.305)

“ Non tutti i sogni hanno la stessa importanza. Già i primitivi distinguono tra piccoli e grandi sogni. Noi diremmo piuttosto sogni insignificanti e sogni significanti. A ben guardare i piccoli sogni sono i frammenti della fantasia che compaiono ogni notte, provengono dalla sfera soggettiva e personale e, quanto al loro significato si esauriscono nella vita quotidiana. Perciò questi sogni vengono dimenticati facilmente: la loro validità non va oltre le oscillazioni quotidiane dell’equilibrio psichico. Vi sono invece sogni pregni di significato, i quali spesso sono conservati nella memoria per tutta la vita, e formano non di rado il nucleo racchiuso nel forziere degli eventi psichici. ….. Ho analizzato molti sogni di questo tipo e vi ho rintracciato spesso una particolarità che li distingue da altri sogni. Infatti in questi sogni affiorano immagini simboliche che incontriamo anche nella storia dello spirito umano. E’ degno di nota il fatto che colui che sogna può perfettamente ignorare l’esistenza di simili paralleli. Questa particolarità vale per i sogni del processo di individuazione. Essi contengono cosiddetti motivi mitologici o mitologemi che io ho definito col termine di archetipi. Si intendono con tale termine forme specifiche e nessi figurativi rintracciabili in forma analoga in tutti i tempi e in tutti i paesi, ma anche nelle fantasie, nelle visioni, nelle idee illusorie, e nei sogni individuali. La loro frequente presenza in casi individuali, come la loro ubiquità etnica, dimostra che la psiche umana è in parte soltanto unica e soggettiva o personale: per l’altra parte invece è collettiva e oggettiva. Noi parliamo quindi da un lato di inconscio personale, dall’altro d inconscio collettivo, il quale rappresenta in certo qual modo uno strato più profondo rispetto all’inconscio personale, più prossimo alla coscienza. I grandi sogni, ossia i sogni ricchi di significato provengono da questo strato più profondo. La loro significatività trapela – a prescindere dall’impressione soggettiva- già fin dalla loro plasticità, che mostra non di rado forza e bellezza poetica. Tali sogni si presentano perlopiù in periodi decisivi della vita, vale a dire nella prima giovinezza, durante la pubertà, a mezzo del cammino ( tra i 36 3 i 40 anni) e in cospectu morte”. La loro interpretazione implica spesso difficoltà considerevoli perché il materiale che può mettere a disposizione colui che fa il sogno è troppo esiguo.” ( Jung, Opere, vol. VIII, L’essenza dei sogni, pag. 313)

“Ma la grossa difficoltà è trovare la chiave d’accesso ai sogni. … Interpretare i sogni basandosi su una teoria o una ipotesi generale, è una pratica non solo inefficace, ma anche deplorevole e dannosa. …. Prima di tentare di comprendere un sogno ci si dovrebbe sempre dire: questo sogno può significare qualsiasi cosa. ….. Non posso confermare l’ipotesi freudiana, che i sogni contengano il velato appagamento di desideri sessuali o di altri desideri inaccettabili per la morale. …. Anzi sono convinto che per la natura estremamente irrazionale e individuale dei sogni, sia forse assolutamente impossibile trovare una teoria adeguata. Comunque non è detto che proprio tutto possa essere oggetto di scienza. Il pensiero scientifico è solo una delle facoltà spirituali di cui l’uomo dispone per comprendere il mondo. Forse si farebbe meglio a considerare i sogni una sorta di opera d’arte, anziché materiale di osservazione scientifica. E in fin dei conti la cosa fondamentale è riuscire a portare alla coscienza la compensazione inconscia, per superare l’unilateralità e l’insufficienza della coscienza.” ( Jung, Opere, vol. XVII, L’inconscio nell’educazione individuale, pag. 158)

“La nostra coscienza individuale è una sovrastruttura dell’inconscio collettivo, della cui esistenza l’inconscio individuale normalmente non sa nulla. Soltanto occasionalmente l’inconscio collettivo influenza i nostri sogni, e allora si verificano sogni strani e meravigliosi di notevole bellezza o di orrore demoniaco o di enigmatica saggezza, i cosiddetti grandi sogni, come li chiamano certi primitivi. La gente spesso tiene celati questi grandi sogni come un segreto prezioso, e fa benissimo. Questi sogni hanno importanza enorme per l’equilibrio psichico dell’individuo. Assai spesso vanno al di là del suo orizzonte spirituale, e acquistano così una validità per molti anni di vita, come pietre miliari spirituali, anche se non vengono mai completamente compresi. E’ una impresa piuttosto disperata voler interpretare questi sogni riduttivamente, proprio perché il loro valore ed il loro senso risiede in noi stessi. Sono un genere di grandi esperienze spirituali, che in determinati casi resistono ad ogni tentativo di razionalizzazione.” (Jung, Opere, vol. XVII, Psicologia analitica ed educazione, III conferenza, pag. 115)

“La differenza tra me e la maggior parte degli altri uomini è che per me i muri divisori sono trasparenti. E’ questa la mia caratteristica. Altri ritengono i muri così spessi, che al di là di quelli non vedono nulla, e perciò credono che non vi sia nulla. In un certo qual modo io percepisco i processi che si verificano nel profondo e da ciò deriva la mia certezza interiore. ….. Non so che cosa mi abbia consentito di percepire la corrente della vita. Probabilmente l’inconscio stesso, o forse i miei primi sogni. Essi hanno deciso il mio cammino fin dall’inizio. La conoscenza dei processi del profondo ha ben presto plasmato la relazione col mondo. Fondamentalmente, fu già nella mia infanzia quella che è oggi. Da bambino sentivo di essere solo, e lo sono ancor oggi. ……La solitudine cominciò con le esperienze dei miei primi sogni, e raggiunse il suo culmine al tempo in cui mi occupavo dell’inconscio. Quando un uomo sa più degli altri diventa solitario. Ma la solitudine non è necessariamente nemica dell’amicizia, perché nessuno è più sensibile alle relazioni che il solitario e l’amicizia fiorisce soltanto quando ogni individuo è memore della propria individualità e non si identifica con gli altri.” (Jung, Ricordi, sogni, riflessioni, pag. 415)

Per concludere questa raccolta di brani relativi al sogno, caliamoci in una dimensione più suggestiva e intuitiva dove sono sempre le parole di Jung ad accompagnarci:

“ Il sogno è la piccola porta occulta che conduce alla parte più nascosta e intima dell’anima, aperta sulla originaria notte cosmica che era anima assai prima che esistesse una coscienza dell’io, e che sopravviverà come anima a tutti i prodotti della coscienza dell’io, giacché ogni coscienza dell’io è isolata e conosce il singolo in quanto divide e separa e vede solo ciò che ha in rapporto con questo io. La coscienza dell’io consta di pure limitazioni, anche quando si estende sino alle più lontane nebulose stellari. Ogni coscienza divide: ma col sogno noi penetriamo nell’uomo più profondo, universale, vero ed eterno, ancora immerso in quella oscurità della notte primitiva in egli era il tutto e tutto era in lui, nella natura primitiva di ogni differenziazione e di ogni essere io. Da una tale profondità, collegante il tutto, nasce il sogno, per quanto infantile, grottesco, anormale esso sia.” (Jung, La realtà dell’anima, Roma 1949, pp. 43 e seg.)

ALCUNE RIFLESSIONI

Dopo aver incontrato il pensiero di Jung in questa rassegna antologica ed esserci lasciati trasportare con lui nei pressi del mondo dei sogni, occorre partecipare dell’esperienza diretta che avviene in ciascuno di noi. Non importa quanti brani si siano approfonditi o condivisi o argomentati diversamente, non è questo l’obbiettivo principale del presente lavoro. E’ importante invece che la curiosità, l’attitudine a dedicare tempo al sogno, ad entrare nel sogno vengano accese e accompagnino fedelmente il lavoro di ricerca e trasformazione interiore che ciascuno sta portando avanti. Nel sogno noi agiamo come se entrasse in scena un altro io, un nostro doppio che di giorno tende a occultarsi prontamente. E’ un attore abbastanza abile nei suoi racconti: sa celare e sa stupire, è illogico e astuto, è sapiente e sprovveduto. Il segreto di fondo spesso rimane perché questo attore difficilmente ci svela la trama ed a noi, al mattino, non resta altro che un sapore indefinito. Questo è il grande paradosso del sogno che ci attrae e contemporaneamente ci respinge. L’incontro potrebbe terminare qui, la recita per questa notte è finita, alla prossima e così via secondo un copione reiterato. Ci resta un dubbio: dove sta la provocazione e la vocazione? Accettare così oppure provare a sollevare qualche scenario che il teatrino tiene tenacemente calato? Occorre andare oltre la recita. Da bambini molti di noi avranno giocato con le marionette. Ricordo un Natale quando mi fu regalato un bel teatrino di legno, completo di tutto, era divertente cambiare le scene, vestire e rivestire le marionette, dare loro le parti, e farle recitare: era come se in una sorta di prova generale, la bambina si preparasse a entrare nella grande recita “ della divina commedia”. E oggi? O con Bianconiglio entriamo nel mondo del sogno e andiamo oltre le tante vie che quotidianamente ci sono proposte, riappropriandoci del ruolo che ogni notte incarniamo fedelmente, oppure continuiamo a sognare di giorno e non sognare la notte. Jung, nel suo lavoro di ricercatore e sperimentatore dello spirito testimonia anche questo. Personalmente ritengo, nell’accoglienza e rispetto verso tutte le Tradizioni e le ricerche scientifiche, che la opera di Jung si collochi, nel nostro tempo, come una delle “pietre” miliari per il percorso spirituale oltre che psicologico, svolgendo una funzione di avvicinamento e di facilitazione verso i grandi temi della vita e per entrare nei suoi misteri.

DANIELA MORETTO