Centro Studi Ermetici Alchemici

LA ROSA ERMETICA

Nell’esoterismo occidentale, ma anche in quello orientale, la rosa è diventata nel corso dei secoli uno degli emblemi più significativi della manifestazione del Divino. Infatti, osservando la sua struttura più conosciuta, la sua raffigurazione grafica, vediamo che il fiore da un centro si allarga, espandendosi verso l’esterno con numerosi petali e con delle corolle concentriche. Attraverso questo splendido fiore la natura ci rappresenta l'emanazione dell'Assoluto, che per l'ermetismo alchemico è un campo di energia e di creatività costante, ma indeterminato e indefinito, dato che tale energia e creatività è eterna ed infinita.
Nelle religioni la rosa simboleggia la Madre fecondata dal Padre e che ha generato il Figlio tramite lo Spirito Santo, che è percepibile anche fisicamente, tramite la sua particolare essenza profumata. In alchimia il simbolo della rosa nera è la Madre Cosmica, la Matrice Nera, la Prima Materia – è da notare che tutti e tre i termini derivano dal latino mater- attivate, portate da uno stato virtuale ad uno reale, dallo spirito intelligente di un unico principio. Il pensiero e la volontà dell'Assoluto attiva le potenzialità di tale matrice, venerata nell'antichità anche come Vergine Nera, e pertanto un fecondo e oscuro caos proteiforme produce continuamente innumerevoli forme e strutture, come le rose dagli svariati colori e profumi.
Nella raffigurazione grafica della rosa troviamo un altro elemento importante: il cerchio, che racchiude i petali e le corolle e conferma l’appartenenza del vari piani di manifestazione del Tutto all’Uno, all'Assoluto. La Tradizione esoterica rappresenta l'insieme dell'uno e del Tutto con il labirinto circolare. L'ermetismo alchemico paragona l'Assoluto proprio ad un cerchio, il cui centro è ovunque e la cui circonferenza è in nessun luogo. Ma anche la fisica contemporanea concepisce qualcosa di simile: una forza unica, universale, il campo unificato delle quattro forze che determinano tutti i fenomeni del mondo: della forza gravitazionale, della forza -elettromagnetica, della forza nucleare debole e della forza nucleare forte. Si tratterebbe di una rete intelligente di interazioni sincroniche, sia tra le particelle subatomiche della materia che tra i corpi celesti nel cosmo. Questa mente universale è rappresentata dalle circonvoluzioni del labirinto, che assomigliano a quelle di un cervello
Uno dei più importanti simboli rosacrociani raffigura cinque rose, una al centro della croce ed una su ogni braccio. Infatti il cinque è il numero che simboleggia le qualità dell’iniziato, raffigurato dalla stella a cinque punte, segno distintivo dei Figli di Ermete o alchimisti. Questo simbolo numerico è rappresentato anche dall'Uomo Vitruviano di Leonardo, che passa dalla crocefissione dell'uomo ordinario nel quattro, nei quattro elementi grossolani della materia, alla sua liberazione nel cinque, nella quintessenza alchemica, che trasmuta il quadrato della materia nel cerchio dell'Assoluto. Le rose sulla croce sono l'allegoria dell'esistenza individuale rivolta alla ricerca spirituale, esistenza che affronta il calvario mortificante della croce o la lavorazione nel crogiolo alchemico, per essere raffinata negli elementi terra, acqua, aria e fuoco, tramite le prove dolorose e impegnative della vita, rappresentate dalle spine della rosa.
Nel mondo greco e romano la rosa è associata al mito di Afrodite e del cacciatore Adone. Questo mito è l'allegoria di chi desidera solo sesso e beni materiali, fruttando la natura a fini egoistici, con prepotenza e insensibilità, ma che attraverso la morte dell'Ego può trasformare l'amore profano in amore divino, ultraterreno. Afrodite, amante del giovane cacciatore, nulla può fare per salvarlo dalla morte provocata dall'attacco di un cinghiale, simbolo tradizionale dell'ordine spirituale che violentemente distrugge l'ordine materiale. Nel soccorrere l'amato morente, Afrodite si ferisce con dei rovi e da essi il suo sangue fa sbocciare delle rose rosse. Zeus, commosso dal dolore della dea, permette ad Adone di giacere solo per quattro mesi nell'Ade, nel mondo dei morti, e di vivere per quattro nel mondo dei vivi e per altri quattro dove avrebbe preferito. Per questo la rosa rossa diviene simbolo dell'amore sublimato, che vince la morte dell'anima identificata alla realtà profana, il simbolo della rinascita spirituale, come il loto egizio e il narciso greco.
Anche la Massoneria utilizza l'immagine della rosa, che spesso affianca al simbolo del pellicano che si squarcia il petto per nutrire col sangue che sgorga i propri piccoli, il che è l'allegoria del sacrificio iniziatico di sé stesso per acquisire una nuova vita. Questo fiore è spesso utilizzato durante lo svolgimento di diversi riti massonici. Ad esempio, in occasione dei funerali di un “fratello”, vengono gettate nella sua tomba tre rose, dette le “rose di S. Giovanni”, che significano Luce, Amore e Vita.
Nel mondo egizio la rosa è fiore sacro alla dea Iside, in Mesopotamia ad Ishtar, nell'Anatolia a Cibele. Queste divinità rappresentano la Grande Madre, il ritorno alle origini prenatali, cioè il processo di morte iniziatica, necessario per una radicale rigenerazione spirituale, per l'azzeramento degli inquinamenti e dei condizionamenti provocati dalle vicende esistenziali. Nell'Asino d'oro di Apuleio, il protagonista del primo romanzo iniziatico della letteratura, trasformato in un asino dal sortilegio di una maga, che rappresenta la grande illusione del mondo esteriore, riacquista la forma umana mangiando una corona di rose vermiglie, offertagli dal grande sacerdote di Iside.
Nella tradizione esoterica più antica la corona di rose o il roseto sono il cammino dell'uomo che, attraverso una serie di prove, rinasce dal punto di vista iniziatico, che sperimenta una realtà fuori dell'ordinario, lo stato d'integrazione tra corpo, anima e spirito, il che tra l'altro è fondamentale per ottenere un prolungato stato di salute psicofisica. Tra l'altro la rosa è spesso rappresentata in pentacoli magici e cabalistici.
L'iconografia ermetica viene tramandata fino ai giorni nostri anche dalle sculture, dai capitelli e dai mosaici inseriti nelle chiese romaniche e gotiche. Nel Medio Evo mastri architetti e scalpellini, le cui corporazioni derivano da società artistiche e artigianali romane, legate ad ordini iniziatici, scrivono un messaggio esoterico eterno nella pietra o nel marmo tramite simboli geometrici, floreali ed animali - anche mitici, come serpenti alati e mostri - spirali o colonne ritorte, labirinti.
Tra i simboli floreali o vegetali più ricorrenti vi sono l'albero, la vite e l'uva, le foglie di acanto, il giglio, ma pure la rosa è molto usata, sia in alcuni bassorilievi, sia soprattutto nelle finestre, dove la troviamo con quattro o più petali inscritta in un quadrato. Sulle architravi di alcuni edifici romanici appare, anche se consunto, l'emblema dei Mastri Comacini, i più noti e abili architetti di quel tempo: un compasso aperto all’interno del quale è posta una rosa, elementi che ritroviamo nelle successive iconografie dei Rosa Croce e della Massoneria.
L'alchimia è una ricerca spirituale derivata dalla più antica Tradizione, che viene elaborata già in forma scritta tra il II e il I secolo A C, in quell'area mediterranea il cui centro culturale è la città di Alessandria di Egitto, grande crogiolo di religioni, civiltà e conoscenze diverse. Pertanto gli alchimisti ereditano dalla cultura greco alessandrina la simbologia della rosa e spesso inseriscono nei loro trattati la sua immagine e a volte questi testi si chiamano proprio Roseto o Rosario dei Filosofi.
La rosa bianca indica la pietra filosofale non ancora perfetta, cioè il risultato della fase intermedia dell'opera alchemica, l'opera al bianco o Albedo in latino, raggiungibile dopo la lavorazione e purificazione degli elementi terra e acqua, tramite l'interazione degli elementi opposti aria e fuoco. La rosa rossa indica la pietra filosofale perfetta, con tutti i suoi poteri, cioè lo sbocco finale della Grande Opera, il risultato della fase denominata opera al rosso o Rubedo in latino, raggiungibile dopo la lavorazione e purificazione degli elementi aria e fuoco, tramite l'interazione degli elementi terra e acqua, già sublimati.
Diverse immagini ermetiche rappresentano sette rose, oppure una rosa che ha corolle con sette petali. I numero sette richiama i metalli alchemici o gli archetipi planetari, da lavorare più volte nel crogiolo cruciforme. Essi sono il piombo legato a Saturno e alle sue qualità, lo stagno legato a Giove e alle sue qualità, il mercurio legato al pianeta Mercurio, il rame legato a Venere, l'argento legato alla Luna e infine l'oro legato al Sole.
Spesso l'immagine della rosa alchemica è circondata da api che volano intorno, perché il simbolo dell'ape rappresenta la virtù operosa e quindi anche l'operatività alchemica per l'estrazione dalla materia grezza della quintessenza, che è associata al miele. Spesso il fiore è sorretto da uno stelo verticale, che con due rametti orizzontali e perpendicolari rispetto allo stelo, forma i quattro bracci della croce, il crogiolo dove i quattro elementi sono sublimati per trasformarsi in un quinto elemento, che non esiste in natura ma nel piano metafisico, appunto la quintessenza.
Le diverse corolle delle rose alchemiche significano i diversi stati di energia, i diversi piani di percezione e consapevolezza del ricercatore, sperimentabili durante il lavoro di trasmutazione. Nell'alchimia interiore una delle prime trasformazioni è lo spostamento del IO dagli strati superficiali e inconsistenti della personalità a quelli interni, permanenti, significativi. Tale processo fa cadere la maschera di una personalità identificata, alienata, proiettata nella realtà superficiale, mutevole e illusoria, e rivela il volto autentico dell’uomo, completo e trasformato, perché comincia ad avere esperienze di una percezione e di una attenzione rivolte all'interno di sé stesso, per cogliere l'ampia sensibilità di un'anima purificata, l'intelligenza eterna di uno spirito che emerge dall'inconscio e si porta al livello della coscienza.
L'alchimia è quasi sempre male interpretata dai mass media, perché considerata un insieme di antiquate credenze scientifiche, mescolate a credenze religiose e a superstizioni magiche, oppure una chimica grossolana del passato, che tentava inutilmente di trasformare il piombo in oro. In realtà la trasformazione del piombo in oro è la metafora di un radicale cambiamento dell'alchimista, del suo comportamento involutivo, del suo modo di pensare e vedere le cose. L'alchimia è una conoscenza dei processi meno visibili che guidano la natura e l'esistenza dell'uomo, spesso accompagnata dalla manipolazione e osservazione della materia in un laboratorio.
Tra l'altro l'alchimia è stata, insieme all'ermetismo, che è l'aspetto filosofico di tale pratica, un valore portante e innovativo della civiltà occidentale. Essa ha dato un contributo determinante allo sviluppo della scienza, dell'arte e della medicina, alla scoperta di varie tecnologie e prodotti farmaceutici. Ma tuttora può essere di aiuto per chi ricerca uno stile di vita che tuteli la salute psicofisica e sviluppi la creatività e la spiritualità insite nell'uomo. Inoltre una sua rivalutazione potrebbe favorire l'affermazione di una tecnologia non soggiogata dalla ricerca dell'utilità economica immediata, ma che rispetti la natura e l'etica.
La ricerca alchemica all'interno della materia o il suo percorso all'interno dell'uomo nel mondo classico è rappresentato da Ecate, dea degli Inferi o della dimensioni profonde e sconosciute. Questa dea è talvolta rappresentata con la testa cinta da una ghirlanda di rose a cinque petali, che tra l'altro è la struttura più antica di tale fiore. Il numero cinque segue il quattro, il numero del compimento di un ciclo nel mondo materiale, strutturato dalle quattro coordinate dello spazio e del tempo, dai quattro punti cardinali. Pertanto il numero cinque segna l'inizio di un nuovo ciclo, nella dimensione della pura intensità, come la rosa dei venti esprime una complessità superiore ai quattro punti cardinali, con il superamento della semplice dimensione materiale.
La rosa rossa rappresenta anche la coppa in grado di raccogliere, come il Santo Graal, il sangue rinnovato dell'alchimista. La rosa alchemica azzurra, che non esiste in natura, indica un risultato impossibile, contrario alla prassi alchemica, che deve vincere natura secondo natura. Invece quando è di colore rosa, in analogia con termine latino ros, che significa rugiada, il fiore è simbolo della distillazione della materia prima, effettuata prima con il surriscaldamento, poi col raffreddamento e la condensazione dei suoi vapori sottili, delle sue essenze.
La rosa rosa è il geroglifico di chi ha arricchito la propria corporeità e la propria psiche, come la rugiada stesa sull'erba nei mesi Aprile e di Maggio e raccolta dagli alchimisti per le loro operazioni. Di fatto essa è arricchita dalla luminosità dorata dell'aurora, è il condensato che racchiude la ricchezza fertile dei sali risaliti dalla profondità della terra, mescolati ai fermenti attivi condensati nel cielo e poi discesi sulla terra.
Che una delle valenze più importanti della rosa sia quella solare, è dimostrato dal fatto che la pianta aromatica con qualità solari più spiccate è chiamata con un nome che ha la stessa radice latina: parliamo del rosmarino, da ros maris, rugiada marina, piante che viene spesso bruciata nelle operazioni rituali alchemiche e il cui olio essenziale è distillato per le sue qualità balsamiche.
La rosa è anche simbolo della ruota del tempo, della ruota dello Zodiaco, della energia dello spirito che si manifesta in un continuo movimento ciclico. E si richiama a questi significati esoterici l'elemento architettonico del rosone, realizzato sia in pietra traforata che con vetri dipinti, che troviamo negli edifici romanici e in quelli gotici. Ma anche nei secoli successivi il rosone è strumento frequente di meditazione, elemento decorativo nello stile rinascimentale e barocco.
Questi rosoni sono in relazione con il cerchio, che rappresenta anche la perfezione, dato che tutti i punti della circonferenza hanno la stessa distanza dal centro della figura geometrica. Essi si rifanno a modelli mesopotamici, siriaci e copti, col significato della ruota del sole, del processo ciclico della natura, che attraverso quattro stagioni e dodici mesi fa nascere, morire e rinascere la vegetazione. Essi fanno riferimento pure all'armonia platonica delle sfere, alla rivoluzione celeste dei pianeti o dei segni dello zodiaco, col loro influsso sulla vita dell'uomo.
Secondo la chiave di lettura della chiesa cattolica i rosoni vogliono ricordare il cerchio delle virtù cristiane, il girotondo degli angeli e dei martiri cristiani, con al centro il Cristo, l'asse eterna su cui ruota. Quando i rosoni circondano il monogramma di Cristo, il segno della giustizia divina, essi affermano la speranza nella vita eterna, nella città celeste.
Tra l'altro nel Medioevo il rosone centrale delle chiese viene chiamato Rota, ruota in latino, ed è il geroglifico alchemico del Fuoco di Ruota, del tempo necessario alla lavorazione nel crogiolo della materia prima: una serie ripetuta di processi di riscaldamento e raffreddamento, dodici operazioni di laboratorio coincidenti con i segni zodiacali, dette le dodici fatiche di Ercole.
Nella allegoria architettonica della ricerca interiore, del viaggio iniziatico, il rosone principale è in genere posizionato sulla facciata occidentale della chiesa, sopra l’ingresso, come punto di raccordo fra il sacro e il profano. Esso indica il punto di partenza della coscienza umana che, entrando nell'edificio sacro, volge le spalle al mondo materiale per guardare il punto di arrivo, l’altare, orientato verso l'Oriente, dove sorge la luce e può avvenire il congiungimento con l'Assoluto, con il Principio Metafisico.
Vi sono poi vari tipi di rosoni e ognuno ha un suo significato: a 6 petali è associato al sigillo di Salomone, a 7 petali indica le energie dei fondamentali archetipi utilizzati nell'opera, a 8 petali raffigura la rigenerazione che porta all’infinito, a 12 petali lo Zodiaco, con le dodici tipologie fisse dell'emanazione dell'Assoluto, a 24 petali il ciclo notturno e diurno del sole, l'opera al nero e la successiva opera al bianco degli alchimisti.
I rosoni solo apparentemente sono immobili, perché, in realtà essi sono sempre in movimento ed in accordo con i cicli dell'universo, che riflettono due essenziali movimenti eterni: quello della proiezione dell'interno verso l'esterno, del centro verso la circonferenza e viceversa. Si tratta della emanazione dell'Uno verso il Tutto, per rendersi cosciente, e del riflusso del Tutto verso l'Uno, che così acquisisce il patrimonio mentale, le prese di coscienza degli iniziati. Ciò è ben simboleggiato dal serpente alchemico Uroboros. che con la testa si mangia la coda, per cui la fine coincide con il principio.
La rosa è l'emblema dell'amore cortese dei Trovatori, frutto di una completa perdita delle identificazioni, dell'amore per la donna di altri, per la donna impossibile e quindi angelicata, e il che comporta una serie di sacrifici e sofferenze. Nel Romanzo della Rosa si giunge alla visione del misterioso tabernacolo del Giardino dell'Amore della Cavalleria spirituale, che fa del servizio disinteressato per gli altri la pratica fondamentale.
La rosa mistica è descritta nella Divina Commedia, nell'ultimo cantico del Paradiso, dove Dante è accompagnato da Beatrice e può finalmente contemplarla. Ma Beatrice non è altro che la donna angelicata dei Fedeli d'Amore, un gruppo esoterico di letterati che attraverso la poesia simbolica esprime in segreto concetti ermetici, proibiti dalla Chiesa. La rosa alchemica è tematica costante nella pittura e nella letteratura, anche recenti. Tra l'altro si può citare il romanzo di Yeats intitolato Rosa Alchemica, ma anche un recente lavoro di Ugo Pratt, l'autore di Corto Maltese.

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