Centro Studi Ermetici Alchemici

LE ACQUE CORROSIVE E L'AYAHUASCA

Ho avuto la mia esperienza con l'ayahuasca a Rio de Janeiro, presso il Circolo olistico della Montagna Azzurra, uno spazio ecumenico di ricerca spirituale interreligiosa basata su varie tradizioni sacre mescolate a elementi di psicologia Junghiana. A caratterizzare le pratiche del gruppo della Montagna Azzurra è l'assunzione dell'ayahuasca come mezzo per approssimarsi al divino.

L'ayahuasca è un estratto vegetale contenente dimetiltriptamina, preparato dai popoli amazzonici e utilizzato ritualmente dagli sciamani e dai curanderi; sostanzialmente l'ayahuasca è un potente allucinogeno e il suo componente principale è la stessa sostanza prodotta dalla ghiandola pineale durante la nascita, ogni notte quando si dorme durante la fase REM, e infine alla morte, per 48 ore dopo il decesso.

Per poter prendere parte al rito della Montagna Azzurra io e mia moglie indossammo abiti bianchi così come ci era stato indicato dalla persona che ci aveva invitato a partecipare; gli altri precetti da seguire consistevano nell'osservare una alimentazione leggera e vegetariana e l'astensione dal sesso e dal consumo di alcol a partire dal giorno prima dell'incontro.

Partecipare alla "sessione di lavori" del circolo ebbe un costo; ci spiegarono che il ricavato serviva a sostenere gli oneri dell'affitto del tempio, che forse era anche l'abitazione dell'officiante.
Il tesoriere era una ragazza di bell'aspetto che, sorridente, ci introdusse nel tempio.

Quando entrammo nella sala c'erano poche persone ma nell'arco di una mezzora ne arrivarono delle altre, per un totale di circa trenta partecipanti, tutti vestiti di bianco ma di età, sesso ed estrazione sociale differente.
La prima cosa che mi colpì fu la quantità, addirittura eccessiva, di immagini sacre presenti nella sala, attinte da varie tradizioni spirituali: cattolicesimo, spiritismo kardecista, animismo africano e sciamanesimo; fra i santini anche un ritratto di Carl Jung.

Ci mettemmo a sedere su dei cuscini in attesa dell'arrivo della guida spirituale ed officiante. Quando giunse nella sala si accomodò su una sedia differente e dapprima descrisse il lavoro svolto dal circolo, poi introdusse i processi iniziatici derivanti dall'uso dell'ayahuasca. Conclusa questa prima parte introduttiva ci mettemmo in fila, prima i novizi poi gli altri, verso il bancone di mescita del "Santo Daime"*; l'officiante ci chiese: leggera, media o forte?
Essendo la mia prima esperienza decisi di prendere la dose leggera.

Ci sedemmo nuovamente nella posizione del loto, davanti a me una porta-finestra che dava ad un terrazzo, con un grande crocifisso illuminato da candele e piccole lampadine. Il tempio era circondato dal verde, cosa abbastanza comune a Rio de Janeiro, il panorama era piacevole e rilassante.

Cominciò la meditazione, in silenzio per circa mezzora.
Avevo l'impressione che l'ayahuasca non stesse sortendo alcun effetto.
Dopo circa 45 minuti dall'assunzione cominciai a notare che il pavimento, di color ocra, sembrava diventare di sabbia, mossa da un debole vento che ne riconfigurava continuamente l'aspetto.
Ad un certo punto un gatto bianco e nero entrò nella sala e si appollaiò sulle mie gambe per qualche minuto; già sotto i primi effetti della sostanza interpretai questo fatto come un buon presagio e scambiai un sorriso compiaciuto con mia moglie.

Con lo scorrere del tempo la mia sensibilità aumento al punto di diventare fragilità emozionale e le lacrime inumidirono il mio volto.
L'officiante ed i suoi assistenti cominciarono a suonare e cantare; sentivo le musiche bellissime e confortanti, quasi un'ancora di salvezza in uno scenario emozionale dalle coordinate spazio-temporali curvate. Dentro di me speravo che la musica non finisse. Ebbi paura di non riuscire a riportare indietro il mio corpo astrale, risucchiato dalla voragine che l'ayahuasca aveva spalancato. Le canzoni parlavano di dei, santi, guerrieri, astri e simboli totemici; ad ogni frase pronunciata fiorivano "ipertesti" metafisici che in alcuni momenti sconfinavano nell'estasi.
Fra i partecipanti al rituale vi erano delle persone che sentivo cariche di cattiva energia. La loro aurea era visibile e inquietante e si poteva vedere il loro demone in azione, alcuni si dimenavano o tremavano, altri vomitavano perchè l'ayahuasca rivela gli aspetti irrisolti dell'individuo.
La salvezza era allora la calma perché da questa dipendeva la qualità dell'esperienza; attraverso l'opera di purificazione dell'ayahuasca, il paesaggio interiore può essere inquietante per poi mutare in una visione per cui ogni cosa è permeata da una forza divina.
I miei pensieri correvano veloci, mi sentivo forte, geniale, santo, meschino, disturbato; la sfida era imbrigliare queste fiere interiori attraverso l'aiuto del canto.
Dopo alcune ore l'effetto cominciò gradualmente ad affievolirsi, e le cose cominciavano ad avere un aspetto più concreto e conosciuto. Durante l'ultima parte della cerimonia vennero trattati argomenti di tipo iniziatico legati alla tradizione sincretica del Santo Daime.
La cerimonia durò in totale 12 ore fra meditazioni, canti e danze; conclusasi tornammo a casa esausti, sia fisicamente che emozionalmente.
Considero la via del Daime valida per il potere corrosivo e per la capacità di generare "insight", ma potenzialmente pericolosa poiché, se non si è adeguatamente preparati dal punto di vista emozionale, non si è capaci di cogliere il valore spirituale dell'esperienza e il neofita può sentirsi indebolito e dissociato.
Un altro problema può essere rappresentato dall'inquinamento sul piano astrale causato da combinazioni poco armoniose di partecipanti.
La parte più interessante del lavoro, dal mio punto di vista, è la visualizzazione quasi "plastica" del proprio contenuto psicologico ed emozionale. Risultati sul piano spirituale sono ben più difficili da raggiungere, soprattutto se non si è supportati da una preparazione propedeutica o non si è naturalmente capaci di scorgere informazioni di livello più sottile, fuori dalla propria sfera biografica.

LINO DESOGUS

* altro nome dell'ayahuasca