Centro Studi Ermetici Alchemici

FILOSOFIA GRECA ED ERMETISMO

Negli ultimi quattro secoli A. C., ad Alessandria di Egitto, sorge un polo culturale internazionale, un crogiuolo straordinario di correnti filosofiche e scientifiche, di movimenti religiosi neoplatonici e gnostici, che completano la formazione del pensiero ermetico. Nell’Egitto ellenistico sorgono le prime dottrine e pratiche tipicamente alchimiche che da uno studio solo utilitaristico dei fenomeni fisiochimici dei metalli e della materia passano ad uno studio metafisico per via simbolica, supportato dalle concezioni magiche e religiose dell'antico Egitto. Il linguaggio simbolico e le tecniche della nascente alchimia derivano in parte dalle conoscenze egizie relative alla imbalsamazione dei defunti, in gran parte dallo studio dei testi metallurgici sacri provenienti dalle tradizioni religiose dei Sumeri e dei Babilonesi, dato che non risultano testi geroglifici, neppure demotici, che in Egitto trattano di metallurgia sacra.
Ma lo studio è favorito anche dall'apporto del pensiero filosofico greco del VII-VI sec. a.C. I filosofi presocratici sostengono l'esistenza di una sostanza unica ed originaria che si sviluppa e si diversifica tramite un conflitto costante di opposti che sono tenuti insieme da una più potente sintesi, conflitto che suscita la forza, il magnetismo, che fa muovere l'universo.
Un contributo fondamentale perviene dalla scuola ionica, nata nei porti delle colonie greche dell’Asia Minore, dove sono intensi gli scambi commerciali e culturali tra Occidente ed Oriente. Qui si sviluppano tecnologie innovative, come la lavorazione del ferro e di altre sostanze naturali in piccoli centri artigianali, e culture non più statiche, ma rese vitali dall’utilizzo della nuova scrittura alfabetica. Ciò determina il fiorire di studi naturalistici, basati sulla valorizzazione dell’homo faber e di quelle tecniche che possono dargli la possibilità di perfezionare la natura.
Pertanto la scuola ionica s’interessa prevalentemente di cosmologia e non di religione, cioè vuole conoscere l’universo nel suo aspetto vivente, cercando di individuare l’archè, la prima materia che per adattamento produce tutte le cose del creato. Basandosi sull’osservazione analogica della natura e sulla deduzione logica alcuni la individuano nell’acqua, alcuni nell’aria, altri nel fuoco, altri nell’etere. La sostanza originaria è materia sottile ma naturale che si trasforma per l’azione di qualità opposte. Il concetto di archè influenza molti secoli dopo la pratica alchimica che parla dell’energia animatrice della natura, detta anima mundi, e di tecniche per coglierne le potenzialità, come la raccolta della rugiada o dello sperma celeste che fecondano la terra.
Dopo questi primi pensatori emerge la figura di Eraclito che concepisce un archetipo in cui tutto scorre, tutto va e viene incessantemente. Questo movimento è prodotto dal conflitto di qualità contrarie, ma dietro questo conflitto si cela una profonda armonia, la intelligenza universale del “Principio”, chiamata da Eraclito Logos e successivamente dagli alchimisti “Mercurio”. Nel Logos la totalità dei fenomeni rimane sempre uguale a sé stessa ed ogni coppia di contrari forma di fatto un’unità indissolubile. Il mondo, all’apparenza dominato dal disordine, rivela invece una sua logica interna e cioè che la regola, per sua natura instabile, è messa in crisi dall’eccezione che a sua volta dà origine ad una nuova regola. Ma dato che ogni mutamento si svolge in un sistema chiuso, ne consegue un processo armonico e ciclico di ordine e di disordine.
Pitagora individua il ritmo interno del creato nei numeri; ritiene che i processi invisibili dell’esistenza siano supportati da regole matematiche, da armonie che seguono la successione delle note, la scala degli intervalli musicali, che la natura si modelli rispettando precisi rapporti di proporzione, diventando il precursore della conoscenza ermetica e cabalistica.
Il mago e filofoso Empedocle afferma che vi è vita dove vi è contrasto e che tale contrasto è determinato da due forze cosmiche antagoniste, l’una che unisce e l’altra che separa, il coagula e il solve del laboratorio alchimico. Per Empedocle la vita è un equilibrio precario di quattro elementi fondamentali, terra, acqua, aria e fuoco, mentre la morte deriva da una preponderanza di una delle due forze antagoniste, perché ciò produce la separazione degli elementi vitali o la loro statica fissazione. Da tale concezione deriva la medicina classica dei quattro umori, dove la malattia deriva da un eccesso o da una carenza di secco o di umido. Questi quattro elementi o radici dell’essere rimangono sempre della stessa qualità, inalterati, mentre è l’aumento o la diminuzione della loro quantità nelle cose a determinare tutte le trasformazioni naturali.
Democrito infine afferma che la materia originaria è formata da atomi invisibili, forme poliedriche di luce (piramidi per il fuoco, esaedri per l’aria, sfere per l’acqua e cubi per la terra) che si muovono nell’etere e per effetto di vortici si aggregano e si combinano fra loro come le lettere di un alfabeto. Per gli epicurei queste aggregazioni o combinazioni sono determinate dal caso e dalla fatalità, per l'ermetismo invece l'etere non è completamente vuoto, come ritengono gli epicurei, ma colmato dal pensiero del Principio, che produce una logica e una memoria nell'eterno movimento di questi atomi invisibili. Sucessive teorie ermetiche sostengono che sia una luce nera invisibile, il cosiddetto campo astrale, a formare una prima materia virtuale, tramite campi energetici dove le particelle sottili girano intorno ad un nucleo e creano diverse forme di attrazione.

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