Centro Studi Ermetici Alchemici

LA MENTE CHE MENTE

In un certo senso, ogni giorno la vita ci propone di mangiare una mela, ma molti, per ignoranza, per pigrizia, per vari condizionamenti, ne mangiano solo la buccia e buttano via la polpa, col suo sapore e il suo profumo. Molti dedicano tutto il loro tempo e tutte le loro energie ad acquisire beni materiali, tralasciando di ricercare il vero significato della vita, cioè il suo valore spirituale.

Il motivo di questo comportamento assurdo è che l’uomo è quasi sempre un essere superficiale, debole, incompleto, privo di vista interiore e percezione sovrasensibile, perché profondamente addormentato, inconsapevole di quanto gli accade realmente intorno, delle forze e dei poteri che si manifestano al suo interno e fuori di sé, nella natura. Per di più, molti sono imprigionati in una cappa di sofferenze e frustrazioni, di sogni irrealizzabili, che li spinge a pensare o a compiere cose prive di senso, dannose per sé e per gli altri.

Un’importante finalità dell’opera alchemica è far emergere il praticante dalla superficialità, da una coscienza insonnolita e dalla inerzia che ne deriva, per un risveglio alla luce dello spirito e nell’amore di un’anima purificata, e per renderlo completo tramite l’integrazione o sinergia di corpo, anima e spirito. Per convincere una persona a cambiare questo stato, di cui all’inizio è inconsapevole, occorrono molti anni e traumi dolorosi e spesso ciò non basta. Poi, solitamente, occorrono altri anni perché questa persona passi da una convinzione di tipo razionale ad una serie di azioni e comportamenti coerenti con un reale cambiamento. E spesso non resta più tempo, perché la morte arriva all’improvviso a presentare il conto e spazza via ogni desiderio di riscatto.

Lo scoglio da superare, in una prima fase dell’operatività, è che si deve modificare l’uso sconsiderato, inappropriato, di uno strumento estremamente sofisticato e potente, creato dalla natura ed emanato dal piano metafisico: la mente umana. Essa infatti, se utilizzata in modo corretto, può realizzare dei capolavori, sia artistici che tecnologici. Ma se viene usata senza la minima attenzione e consapevolezza, la stessa mente può creare guerre e disastri, stupidità e crudeltà senza limiti.

Il problema è che tale strumento non è più controllato da gran parte dell’umanità, ma è questo stesso strumento che ormai la controlla, per realizzare finalità economiche o politiche del mondo materiale, più prosaico, ma pure di enti o poteri negativi sul piano metafisico. Al di fuori dell’ambiente protetto dal campo energetico e informativo di gruppi realmente iniziatici, nella collettività con cui ci si deve relazionare tutti i giorni, è operante l’opprimente condizionamento di questi invisibili centri di potere, che con messaggi subliminari veicolati dai mass media, spingono in maniera del tutto inconsapevole a comprare cose inutili, non necessarie o perfino dannose, a votare per questo o quell’altro partito, a vivere e a lavorare a determinate condizioni.

Tutto ciò è il risultato di un processo di condizionamenti e proiezioni mentali alienanti, che dura da millenni e che si perpetua di generazione in generazione. Ma, fortunatamente, la mente che controlla l’uomo comune è solo la mente di superficie, caratterizzata da un marasma assordante e frenetico di pensieri, immagini ed emozioni incontrollate, di premesse e conclusioni contraddittorie, che determinano un incessante dialogo interno con l’IO, che così è in perenne stato di confusione, impedito a formulare pensieri coerenti e chiari, tali d’attivare un effettivo cambiamento spirituale.

Oggigiorno, questo perverso dialogo mentale è più che mai amplificato dalla cosiddetta informazione dei giornali e della televisione, si proietta nei messaggini compulsivi inviati coi cellulari, nelle vuote chiacchiere che appaiono nelle chat, nei twitter, nei face book della rete, che hanno ormai sviato le nuove generazioni da qualsiasi forma d’introspezione. La mancanza di consapevolezza che ne deriva viene poi anestetizzata per brevi periodi di tempo con gli abusi dell’alcool, delle droghe, del cibo, del sesso, del lavoro, dello shopping, degli sport estremi.

Questo marasma assordante impedisce di ascoltare i messaggi della natura e di uniformarsi alle sue leggi, di entrare in contatto con la sua realtà non artificiale, più sottile, di entrare in sintonia con le persone e gli avvenimenti, producendo un senso d’insicurezza, indecisione e debolezza, un ragionare vuoto e non finalizzato, proiettato nei rimpianti o nelle recriminazioni del passato, oppure nelle speranze e nei desideri del futuro. Si determina così uno stato emotivo alterato, di forte stress, che assorbe grandi quantità di energia vitale e creativa, che così viene a mancare per il lavoro di trasmutazione alchemica.

Gran parte dell’umanità è quindi in un vicolo cieco, in un circolo vizioso da cui è difficile uscire, dato che non è in grado di far tacere, anche per pochi secondi, il dialogo interno della mente di superficie, creando il silenzio, il distacco e la calma necessari per entrare in contatto con gli strati profondi e significativi della mente. Ma già un primo tentativo, ovviamente fallito, di frenare la mente che controlla l’IO ordinario ed alienato, dimostra che esiste virtualmente un altro IO, che può prima o poi osservare con attenzione e modificare questo meccanismo.

Questo IO superiore è collegato alla mente profonda, strutturata in diversi livelli dell’anima o dello spirito e che può depotenziare l’attività della mente artificialmente costruita e condizionata, che usa il dialogo interno come mezzo di autoaffermazione e perpetuazione. Solo la mente profonda, in collegamento col piano spirituale, può spingere ad una trasformazione radicale, mentre la mente superficiale è di ostacolo a qualsiasi cambiamento, perché prende decisioni sulla base delle esperienze passate e sulla visione ristretta dell’interesse personale. Essa costringe a fare le stesse scelte o a cambiare direzione fino a tornare sempre al punto di partenza, incapace di essere innovativa e disciplinata, di essere nel momento presente, essendo sempre fuori tempo. Essa inoltre da sempre la colpa agli altri degli insuccessi, giudicando cosa è giusto e cosa è sbagliato sui propri pregiudizi.

La mente esteriore riduce in suo potere l’umanità, perché la perturba e affascina con forti passioni ed emozioni, derivanti da situazioni esterne che per l’incessante dialogo interno l’IO non può controllare, con immediate reazioni ormonali del corpo, che mette in circolo ormoni e neurotrasmettitori che alimentano lo stesso stato perturbato. La mente di superficie produce automaticamente le stesse emozioni e passioni in circostanze che sembrano a prima vista analoghe, per un mero processo associativo, anche se in realtà non lo sono e non c’è alcun motivo per scatenarle.

L’ emozioni più frequenti sono negative: la paura, il disprezzo, l’ansia, la collera, la gelosia, l’orgoglio, che privano l’essere umano di ulteriore energia e potenza, che alimentano e incrementano il dialogo interno con l’IO. I sentimenti ricorrenti sono l’ambizione e la cupidigia, la delusione, l’avarizia e l’invidia, che tolgono l’entusiasmo e la spinta per provare cose nuove, facendo arretrare o desistere dal percorrere cammini iniziatici.

La mente più profonda agisce invece sulla base di sensazioni e sentimenti non superficiali, costanti, di comprensione e rispetto, di fiducia in sé stesso e amore verso gli altri, perché derivano da prese di coscienza significative, da valori universali, da intuizioni e illuminazioni che provengono dal piano eterno dello spirito. Essa è silenziosa e calma, valuta le situazioni considerando le energie e le forze in gioco nell’attimo presente, al di fuori di egoismi o aspettative personali, non usando il passato come modello immutabile del presente e del futuro. Tuttavia si manifesta raramente, perché sovrastata dal dialogo interno della mente di superficie e da un’anima passionale perturbata.

Col riaffermarsi della mente profonda, si riprende il controllo delle emozioni, che non vanno represse, ma vanno invece espresse senza timore o vergogna. Esse vanno vissute nel momento in cui è naturale provarle, dandole la giusta importanza, senza il bisogno di ripeterle forzatamente. Con la mente profonda si bloccano sul nascere le immagini istantanee che si affacciano abitualmente alla mente di superficie, che si collegano automaticamente a una emozione o a un bisogno, viziati da tali immagini e che in una specie di tossicodipendenza emozionale spingono ad eseguire sempre lo stesso comportamento. Ad esempio l’immagine di un bar produce il bisogno di bere, l’immagine di un frigorifero il bisogno di mangiare e così via.

Per tutti questi motivi, l’operatore alchemico deve capire che esistono forze contro iniziatiche, cioè di opposizione o di reazione alle forze tese a far evolvere spiritualmente i potenziali iniziati. Ma una volta individuati chiaramente questi poteri oscuri e i loro meccanismi, è opportuno non dare troppa enfasi agli enti che controllano la mente di superficie, considerandoli il nemico implacabile o il male assoluto da combattere strenuamente. Certe scuole sciamaniche o gnostiche arrivano al punto di descriverli come parassiti o vampiri, che intenzionalmente si cibano delle energie psichiche e creative dell’umanità. Ciò è controproducente, perché anche questo è un modo di dare loro importanza e attenzione, e inevitabilmente altra energia con cui sostenersi.

In realtà le forze iniziatiche e quelle contro iniziatiche sono polarità opposte ma complementari, come i poli positivi e negativi di una batteria, necessarie ai dinamismi cosmici di creazione e distruzione, per un eterno manifestarsi e rinnovarsi dell’esistenza. Nel percorso ermetico alchemico, le forze oscure di opposizione costringono a produrre uno sforzo fuori del comune, creano una tensione o una compressione di spinte tali da far esplodere un’azione contraria più forte, che distrugge e supera le situazioni statiche, creando quell’attrito sufficiente a far sprigionare il fuoco alchemico, purificatore e trasformatore del composto umano.

E’ tuttavia necessario persistere incessantemente nella direzione voluta, nel cammino intrapreso, senza tentennamenti, senza farsi abbattere dai frequenti insuccessi o dagli inganni della mente e della personalità esteriori. Uno mezzo efficace per non essere confusi o deviati è unificare e armonizzare ciò che le forze contro iniziatiche dividono, per imperare indisturbati: maschile e femminile, razionalità e sensibilità, positivo e negativo, bene e male, spirito e corpo, bianco e nero, ciò cha aspira al cielo e ciò che aspira alla terra. In effetti sono queste dicotomie o schematismi a incrementare il dialogo interiore della mente superficiale e pertanto l’IO superiore, legato alla mente profonda, deve svolgere il ruolo di osservatore costante dei concetti e dei giudizi limitati di superficie, per assorbirli e convertirli in una visione più ampia ed elevata.

Ma il primo e indispensabile passo nella giusta direzione è interrompere, per periodi di tempo sempre più lunghi, il dialogo della mente. Per questo motivo i primi esercizi consigliati consistono nello spostare la percezione ordinaria su oggetti o esperienze fuori del comune: il proprio corpo immobile, l’oscurità, il silenzio, il digiuno, la veglia, il battito del cuore, il respiro, la vibrazione molecolare del metabolismo, la contemplazione del sole o della luna, del cielo stellato, i colori e i suoni della natura, il contatto empatico con le piante e le pietre. Si possono aggiungere il camminare concentrato, il cambiare il proprio nome, incisivi movimenti corporei per lo sviluppo della sensitività, la sperimentazione sacralizzata della musica e del canto per educare l’ascolto interiore, scegliendo le tecniche più congeniali.

Il depotenziamento del dialogo interno deve portare la mente di superficie al suo corretto funzionamento, al ragionamento deduttivo e analitico, necessario per affrontare i problemi di ordine pratico. Ma il praticante non deve accontentarsi dei primi successi in questa impresa. Il dialogo mentale con l’IO deve essere costantemente sminuito, surclassato dai sentimenti e dalle illuminazioni provenienti dal piano spirituale, nella mente profonda. La sospensione, per i più futili motivi, del lavoro alchemico fa subito riprendere forza al meccanismo perverso della mente esteriore, che non ci metterà molto tempo a convincere il praticante che i motivi della sospensione sono del tutto giustificati e che l’esperienze avute con l’operatività erano fantasie o suggestioni.

Uno strumento efficace, che la tradizione ermetica fornisce a chi vuole percorrere un cammino iniziatico e non vuole incorrere in un fallimento, è l’inversione dell’attenzione dall’esterno all’interno, applicandovi la massima disciplina possibile. Questa disciplina o intento inflessibile deve essere esercitato per tutto il tempo necessario, fintanto che non emergano stabilmente le sensazioni e i sentimenti della mente profonda. La disciplina irrita la mente superficiale, perché la considera una costrizione, un regime imposto da altri e che va a limitare la libertà personale. Ma occorre realizzare che questa libertà è spesso la libertà della mente superficiale di fare quello che vuole.

L’intento va esercitato senza alcuna indulgenza o comprensione verso le recriminazioni della personalità ordinaria, che non vuole affatto soccombere, portando avanti dei programmi operativi sempre più impegnativi, tramite una serie di decisioni lucide e meditate. Bisogna poi lavorare su sé stessi senza particolari aspettative, accettando serenamente i risultati di questo sforzo, anche se sono diversi da quelli che si aspetta la personalità ordinaria. Altrimenti, senza questi presupposti, qualsiasi azione è inutile e si trasforma in un’altra abitudine, che va ad alimentare il dialogo interno con l’IO.

Un altro strumento efficace è non farsi trascinare dalle emozioni o dai sentimenti negativi, agendo in seguito ad essi contro qualcuno o qualcosa, ritenuti la causa del malessere che si prova. Dare spazio a tali stati determina la perdita dell’energia che alimenta lo stato di attenzione consapevole. L’emozione o il sentimento negativo va invece osservato col massimo distacco possibile, senza combatterlo o rimuoverlo nel subconscio, lasciando che le reazioni psichiche e le sensazioni sgradevoli, comprese quelle fisiche, siano state smaltite tramite il distacco.

Si deve inoltre realizzare una netta separazione tra la personalità condizionata dalla mente di superficie e l’essenza profonda e permanente dell’essere umano, bloccando l’interpretazione immediata e automatica delle impressioni, dei messaggi sensoriali che incessantemente provengono dall’esterno. A tale interpretazione, il più delle volte falsa o arbitraria, occorre affiancare la riflessione calma della mente profonda, le sue prese di coscienza, che sono il nucleo di ciò che è lo spirito. In questo spazio di osservazione pura, incontaminata, si sviluppano il silenzio e il vuoto interiori, che sconfiggono del tutto la mente che mente.

Nel silenzio e nel vuoto interiori si riconoscono e si rimuovono le immagini e i pensieri estranei, antitetici alla propria essenza profonda. Non trascinati da essi a ripetere comportamenti o atteggiamenti negativi, involutivi, si ottiene il surplus di energia sufficiente ad orientare totalmente l’attenzione verso il momento presente e a reagire a tutto ciò che accade in maniera appropriata. Il più delle volte, invece, non si è in grado d’interrompere la reazione viziosa all’immagine o alla emozione, anche se si avverte che l’azione in corso sta creando un danno, una dispersione, al campo energetico della consapevolezza.

GIORGIO SANGIORGIO