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I MISTERI DI ELEUSI

L'etimologia della parola mistero si riallaccia al latino mysterium, dal greco μυστήριον (mystérion), segreto, arcano. Questo a sua volta deriva da μύστης (mýstēs), iniziato, termine che trae origine da μύω (myō) o μυεω (myeō) sto chiuso o mi chiudo. Pertanto l'accezione più diffusa della parola mistero è ciò che è inspiegabile o inaccessibile alla comprensione, alla conoscenza, alla ragione umana, in quanto ne va oltre... e che quindi costituisce un segreto. Il suo svelamento costituisce al contempo soluzione al problema che il segreto stesso rappresenta e rivelazione per il mistero che racchiude....
Nei tempi antichi le celebrazioni dei riti misterici erano diffuse su tutto il bacino del Mediterraneo; ad esempio in Egitto erano celebrati i Misteri di Iside ed Osiride, a Creta quelli di Zeus, ad Argo quelli di Hera, a Cipro quelli di Afrodite, in Persia quelli di Mitra. I Misteri si fondavano sempre su un mito, sulla narrazione di una vicenda divina avvenuta in illo tempore, in un tempo fuori del tempo. I riti misterici possono definirsi quali riti particolari di natura iniziatica che offrivano agli iniziandi la possibilità di accedere alla Conoscenza, sia “assoluta”, sia focalizzata su determinati campi artistici o scientifici, alla Verità e, di conseguenza, ad una vita dopo la morte.

I Misteri di Eleusi rappresentano il più celebre dei culti misterici dell’antichità, si fondano sul mito di Demetra e Persefone, prendono il loro nome da Eleusi, una cittadina greca situata a venti chilometri da Atene, di fronte all’isola di Salamina. Il suo nome significa arrivo o avvento, con riferimento alle peregrinazioni di Demetra. In questo luogo ancora oggi è possibile ammirare le vestigia di un tempio fatto edificare da Pericle ad opera dell’architetto Ictino, lo stesso che diede vita all’immortale Partenone. L’edificio templare fu costruito intorno al VIII-VII secolo a.C. Il Telesterion o sala di iniziazione aveva un’architettura essenzialmente differente da quella degli altri templi greci in generale: in realtà era una grande sala quadrata (ogni lato 27 metri) circondata da gradinate sulle quali sedevano gli iniziati, con il tetto sostenuto da un certo numero di colonne poste all’interno. Al di sopra di questa sala c’era un secondo piano. I riti di Eleusi furono celebrati per quasi duemila anni, a partire dal 1500 a.C. e si diffusero in tutta l’area mediterranea. Nel 381 d.C., con il primo concilio di Costantinopoli, l’imperatore Teodosio proibì tutti i riti pagani e venne stabilito che coloro che da cristiani fossero ritornati alla religione pagana avrebbero perso il diritto di fare testamento legale. Nel 382 si sanciva, tuttavia, la conservazione degli oggetti pagani che avessero valore artistico. Il divieto dei sacrifici e delle pratiche divinatorie ad essi collegate venne ribadito nel 385. La definitiva interruzione delle celebrazioni avvenne ad opera dei Visigoti condotti da Alarico con la distruzione del tempio di Demetra nel 396 d.C..
E’ quasi certo che i Misteri di Eleusi abbiano avuto le proprie radici nel culto degli dei Cabiri dei Pelasgi orientali. Razza prestante, muscolosa che, ovunque prendesse stanza, coltivava religiosamente la terra per produrre abbondanti raccolti; per cui., moltiplicandosi rapidamente e conservando la semplicità campestre, ergeva monumenti colossali di massi lapidei di smisurata mole, senza squadratura e senza cemento, alcuni dei quali rimangono in Toscana, in Grecia ed in Sardegna. Consideravano la virtù riproduttiva latente nel suolo quale potenza divina degna di culto, avendo riconosciuto nella produzione colturale della terra la fonte d'ogni benessere pubblico e privato. Questi Pelasgi, partendo dalla loro culla asiatica, portarono con sé le native credenze ed il culto della potenza produttrice della natura che diede origine ai detti riti. l Pelasgi avevano il concetto congiunto alla forma allegorica; i Greci perdettero il concetto e rimase loro la sola forma che così diventò mito per riconoscerne il concetto.
Diodoro Siculo ci assicura che le cerimonie misteriose della Grecia erano quasi identiche e celavano la stessa dottrina segreta di quelle dell’Egitto. Cerere/Demetra era l’egizia Iside, la Terra madre, nutrice del Fanciullo filosofico e del genere umano, la natura personificata nel fuoco etereo. Proserpina/Persefone simbolo di tutti i germi, si identificava con Osiride, che i sacerdoti egizi consideravano quale sostanza spermatica fecondatrice, la semenza nascosta nella terra. Plutone, che i Fenici chiamavano Muth, ossia morte, i Sabini Soranus, vale a dire bara, altri Ade da Ed distruzione, simboleggiava le tenebre, la via che conduce agli inferi. Jacco era Horo, Mercurio in linguaggio profano.

Numerose sono le testimonianze di persone iniziate ai Misteri che parlano di un’esperienza indescrivibile a carattere miracoloso che trasformava in modo irreversibile chi vi prendeva parte.
Basti sottolineare che l’Inno omerico a Demetra (versi 480-483) a proposito recita:
“(...) felice tra gli uomini che vivono sulla Terra chi ha contemplato queste cose! Chi non ha conosciuto i sacri riti e chi vi ha partecipato non avranno lo stesso destino nel soggiorno tenebroso(...)”
Così si esprime Pindaro a proposito della visione eleusina: «Felice chi entra sotto la terra dopo aver visto quelle cose. Conosce la fine della vita, conosce anche il principio dato da Zeus».
Cicerone descrive allo stesso modo lo splendore che illuminò la sua vita dopo l’esperienza di Eleusi: «Abbiamo conosciuto i princìpi della vita, e abbiamo ricevuto la dottrina del vivere non solo con letizia, ma anche con una speranza migliore nella morte».
Si diceva quindi che chi riceveva l’iniziazione era destinato, dopo la morte, a un destino luminoso, completamente diverso da quello dei comuni mortali. Da fonti certe sappiamo che iniziati ai misteri di Eleusi furono personaggi pubblici come Asclepio, Aristotele, Platone, Sofocle, Plutarco, Ippocrate e Socrate tra i greci; Silla, Cicerone, Antonio, Augusto e Claudio tra i romani di età repubblicana e dei Cesari; Adriano, Marco Aurelio, Antonino Pio, Commodo e Giuliano imperatore tra i romani di età tardo-imperiale.
Porfirio confessa che Origine intendeva il senso dei Misteri, ed Eusebio ci assicura che S. Clemente Alessandrino li conosceva per propria esperienza. Giustino ed Atenagora con le loro opere ci dimostrano che ambedue erano stati iniziati. Non è chiaro però se fossero proprio quelli di Eleusi i misteri a cui si riferivano. Nonostante ciò, l’opera dei Padri fondatori della Chiesa, che già in epoca Romana ironizzavano e denigravano le pratiche misteriche, fu particolarmente accanita contro i Rituali Eleusini e si procedette ad impedirne la diffusione, salvo poi attingere dalle stesse per elaborare e arricchire la dottrina cristiana, realizzando a loro volta rituali che si basavano solo sulla forma esteriore delle pratiche eleusine, ma che di esse avevano perduto i contenuti originali e più profondi. Il Cristianesimo, sorto dal dualismo creatore-creatura, ha cancellato, con la sua religiosità estranea alla natura, il legato eleusino dell’antichità. Si è passati dal culto della Madre (terra) al culto del Padre (cielo).

Caratteristica comune a tutti i riti era la segretezza, infatti tutti gli iniziandi prestavano un preventivo e solenne giuramento in tal senso. Violare detto giuramento era considerato un vero e proprio sacrilegio. Clemente d’Alessandria ci ha tramandato che tal Ipparco il pitagorico rivelò le dottrine segrete ed i riti iniziatici conferiti dal Maestro. La conseguenza fu che egli venne cacciato dalla scuola e gli fu elevata una stele funeraria come fosse morto. Da altre frammentarie fonti si apprende che coloro che rivelavano le dottrine misteriche subivano un destino diverso dalla damnatio memoriae e che pare corrispondesse addirittura alla condanna a morte.
Possiamo solo farci un’idea delle caratteristiche e del significato spirituale che l’insegnamento eleusino rivestiva per ogni singolo individuo, sulla base delle testimonianze dei grandi iniziati. A Eleusi non veniva annunciata una vera e propria nuova religione rivolta a una cerchia ristretta, poiché gli iniziati, una volta ritornati dai Misteri nei loro luoghi nativi, rimanevano fedeli al culto della religione locale.
Questa rigorosa segretezza dei riti misterici consta nel fatto che gli uomini antichi, così come ci ricorda Giuliano Imperatore nelle Orazioni, credevano che la Natura amasse nascondersi, la Verità non poteva essere scorta senza sforzo, in quanto Divina di per se stessa. La Verità infatti conferisce grande potere a coloro che la possiedono, perché sorpassa le facoltà degli uomini comuni i quali potrebbero disprezzarla per arrivare ad utilizzarla per fini malvagi.
Ci si potrebbe chiedere come mai, visti i tassativi divieti di palesare i Misteri, questi vennero rappresentati sui vasi. Si potrebbe supporre che tali pitture siano state fatte da artefici iniziati per lasciarne testimonianza a chi era in grado di leggere tali simbologie, un po’ come i “liberi muratori” fecero poi nelle cattedrali.
I riti erano presieduti da Demetra e Persefone, che in sostanza erano la stessa persona e che rappresentava la ciclicità cosmica tipica del pensiero degli antichi, che si contrappone al concetto lineare del tempo, caratterizzante le religioni rivelate. In tempi più recenti i riti sarebbero stati presieduti anche da Dionisio. Ai Misteri potevano essere iniziati tutti coloro che ne fossero degni, senza distinzioni di sesso o di rango sociale. L’iniziando doveva non aver commesso gravi crimini (spergiuri, violatori dell’ospitalità, assassini), aver raggiunto la pubertà, essere cittadino ateniese e parlare la lingua greca. Doveva essere fatta un’offerta al tempio di Demetra di 30 Dracme, prezzo alla portata di tutti. La cittadinanza ateniese poteva essere acquisita, in epoca tarda con metodi più o meno ortodossi, mentre pare che non si potesse prescindere dal parlare greco.

Non tutti sono concordi, ma pare che ad Eleusi i riti misterici si svolgessero attraverso sette gradi di iniziazione, di cui i primi tre detti “inferiori”, altri tre “superiori” destinati ai sacerdoti e l’ultimo “supremo”:
1.iniziazione ai piccoli Misteri; si svolgeva in primavera nel mese di Antesterione (febbraio – marzo)
2.iniziazione ai grandi Misteri; si svolgeva in autunno nel mese di Boedromione (settembre-ottobre)
3.iniziazione all’epopteia (intuizione, contemplazione) o visione degli Dei (almeno un anno dopo aver ricevuto iniziazione ai Grandi Misteri)
4.iniziazione della Corona;
5.iniziazione Sacerdotale;
6.iniziazione Ierofantica o regale;
7.iniziazione Suprema;
Pochi arrivavano oltre il secondo o al terzo grado, pochissimi ai gradi superiori.
I sacerdoti e sacerdotesse preposti ai riti erano detti Mistagoghi (coloro che guidano i misti, gli iniziati), essi erano guidati da uno Ierofante, che era investito di una grande autorità. Detta carica era vitalizia e non è escluso che lo Ierofante avesse autorità, o quantomeno molta influenza, anche in campo civile. Veniva estratto a sorte da una lista ristretta di nomi, tutti appartenenti alla stirpe degli Eumolpidi. Resta incerto se dovesse praticare il celibato oppure una castità rituale soltanto in occasione della hierogamia e dunque per tutta la durata dei Misteri. Etimologicamente il termine è composto dall’aggettivo ieros (sacro) e phantes, dal verbo phaino (mostrare, svelare ma anche interpretare). Quindi letteralmente lo Ierofante era colui che “svelava il sacro”. Alla cerimonia partecipava anche un dedukòs, un portatore di fiaccole, appartenete alla famiglia dei Kerykes, la carica più alta dopo lo ierofante, questo a significare quanto fosse considerato importante il fuoco e la luce. I sacerdoti che dovevano accogliere i neofiti dovevano aver ricevuto una iniziazione definita holoclere = completo, della corona, che conferiva il potere di purificare. Al secondo grado gerarchico c’erano i sacerdoti che potevano conferire la teletè (rito di iniziazione) e che per svolgere tale funzione avevano ricevuto la ‘iniziazione sacerdotale’. Infine c’erano i sacerdoti che potevano conferire la epopteia, in quanto titolari di una iniziazione ‘ierofantica’. C’era un supremo sacerdote indicato dalle fonti con nomi diversi, fra cui anche Arconte-re. Nella regione di Eleusi, di fronte alle famiglie sacerdotali, l'arconte re rappresentava la città e offriva a nome dello stato sacrifici solenni. Con l'assistenza dei quattro epimeleti dei misteri, di cui due erano presi fra gli Ateniesi, sorvegliava la processione degli iniziati e dopo la festa presentava al consiglio un rapporto sulla celebrazione dei misteri e sulle infrazioni commesse.

I Piccoli Misteri
Per quanto concerne i Piccoli Misteri, tutte le fonti convergono a collocarli in corrispondenza dell’equinozio di primavera (21 Marzo). I Piccoli Misteri non venivano celebrati ad Eleusi, bensì ad Atene, nel sobborgo di Agra, ove vi era un altro tempio dedicato a Demetra e Persefone. Alludevano principalmente al ritorno di Persefone sulla terra, alla sua ascensione ed al risveglio primaverile della vegetazione. I Piccoli Misteri corrispondevano a dei riti purificatori e a delle consacrazioni preliminari all’iniziazione ai Grandi Misteri. I Misteri di Agra erano dunque un catecumenato con istruzione elementare, comprendente i fatti principali del sacro mito, il modo di celebrazione dei sacri riti ed il loro scopo. Pare che ai misti venisse rivelato il mistero della rinascita spirituale, la natura dei Genii e soprattutto il dogma di una forza unica nell’universo. Si ritiene che tale dogma doveva essere inteso e insegnato dai mistagoghi in un senso tale da rendere non solo compatibile, ma anche filosoficamente logico, il politeismo allora dominante. «Dopo la purificazione, dice Clemente Alessandrino, vengono i piccoli misteri che esigono un certo fondamento di istruzione, ed una preparazione a ciò che seguirà nei grandi misteri; in questi non resta più nulla da insegnarsi ai misti, ai quali non rimane che di contemplare, praticare e comprendere»
Il rito, ci dicono le fonti, comprendeva tre elementi: 1) le ‘cose dette’ (ta legòmena); 2) le ‘cose compiute’ (ta dròmena); 3) le ‘cose mostrate’ (ta deiknymena).
Le fasi dell’iniziazione nei Piccoli Misteri erano le seguenti:
veniva eseguito un esame pubblico preliminare dei candidati presso il tempio di Demetra e Persefone ad Agra, onde verificare che le condizioni di ammissibilità ai riti fossero rispettate;
i candidati ammessi giuravano pubblicamente di mantenere il segreto in ordine a quanto andavano ad apprendere; sembra che a questo punto gli venisse dato il comandamento di non mangiare il proprio cuore, cioè di non farsi vincere dalla tristezza;
i candidati compivano la prima aspersione nelle acque del fiume Illisso, simboleggiante la loro purificazione; questa purificazione era preceduta da un digiuno;
l’iniziando quindi si spogliava dei propri beni tramite svestizione simbolica e rituale;
i candidati venivano istruiti e passavano più notti in tenda, a simboleggiare i tempi in cui l’uomo viveva come bestia senza agricoltura; durante queste notti dormivano nel cosiddetto “sonno iniziatico”, teso a rappresentare la morte quale viatico per il ritorno verso l’alto;
i candidati procedevano successivamente ad una bevuta purificatoria collettiva delle acque del fiume Illisso;
il rituale si completava con una purificazione mediante danze e musica.
Pare, anche se le fonti sono frammentarie, che si svolgesse una danza che figurava i movimenti degli astri nel firmamento, dove il dedukòs rappresentava il sole, il tutto teso a simboleggiare la ciclicità caratterizzante il Cosmo, per concludersi in corrispondenza dell’equinozio con le iniziazioni.
Non è ben certo se questa preparazione terminasse con una vera confessione. Pare che questa fosse libera, o che la sua pratica incontrasse delle ripugnanze, poiché, come narra Plutarco, mentre Lisandro attendeva a questa iniziazione, ordinandogli lo Ierofante di confessare i suoi maggiori peccati, egli rispose: «Chi lo esige? Tu o gli dei? - Gli dei- rispose lo Ierofante. -Allora ritirati- ripigliò Lisandro - se gli dei mi interrogheranno, saprò ben dir loro la verità».

I Grandi Misteri
chiamati anche “Orge sacre” dal latino orgia, che deriva dal greco ὄργια, simile ad ἔργον, cioè "opera"; secondo taluni il termine potrebbe derivare dalla parola indoeuropea uerg, termine con cui ci si riferiva ai riti propiziatori per ottenere la benevolenza della dea Madre, cioè della Terra.
Il principio fondamentale dei Grandi Misteri era la morte simbolica e la redenzione dalla stessa, poiché la rinascita dalla morte era il segreto di Eleusi.
Nel periodo intercorrente tra l’iniziazione ai Piccoli Misteri e l’iniziazione ai Grandi Misteri, circa sei mesi, gli iniziati pare dovessero rimanere casti, stare a digiuno dall’alba al tramonto, evitare contatti con i cadaveri, quindi non mangiare carne, e con donne in gravidanza, nonché rimanere in un silenzio meditativo.
Si iniziava il 13 del mese di Boedromione (vicino all’equinozio di autunno) e duravano nove giorni.
Il primo giorno i novizi si recavano da Atene ad Eleusi circa 20 Km di distanza;
il giorno 14 il corteo ripartiva alla volta di Atene, portando gli oggetti sacri del santuario di Eleusi sull’Acropoli nel tempio denominato Eleusinion;
il giorno 15 sull’Acropoli ogni iniziando veniva raggiunto da un sacerdote, il mistagogo, che l’avrebbe accompagnato per tutta la durata del rito; in quella sede vi era una ulteriore e pubblica verifica delle condizioni di ammissibilità ai Misteri;
il giorno 16 i candidati ripartivano alla volta di Eleusi, ma si fermavano in riva al mare ("al mare, o voi iniziati") per immergervi un maiale onde purificarlo; l’animale, che veniva successivamente sacrificato, simboleggiava l’uomo decaduto, il non iniziato che si gongola nel fango della materialità delle passioni umane; il maiale faceva parte del mito in quanto, quando la terra si era aperta ingoiando Kore, anche Eubuleo e i suoi maiali erano caduti nella voragine.
Da questo momento agli adepti era proibito nutrirsi fino all'arrivo ad Eleusi.
I giorni 17, 18 e 19 proseguiva il viaggio dei candidati per Eleusi. Essi si fermavano a recare offerte floreali a Dionisio, nonché a rendere omaggio al tempio di Asclepio e compiere altri rituali considerabili “minori”. Durante tutto il tragitto i partecipanti al corteo intonavano un canto a Iacchos, astenendosi dall'assumere cibo o bevande. Iacco è un Dioniso propriamente eleusino ed accompagna più o meno apertamente la Grande Dea di Eleusi nello svolgimento dei suoi Misteri. Dioniso e Demetra possiedono dei nomi segreti pronunciati esclusivamente nei Misteri. Ogni tappa del percorso si rifaceva al mito. Lungo il percorso veniva attraversato il ponte sul fiume Kephysios, che divideva i territori di Atene da quelli di Eleusi. Esso rappresentava simbolicamente il passaggio dalla terra dei vivi a quella dei morti. Si dice che qui gli iniziati subissero alcuni scherzi osceni, forse a memoria di quelli che l’anziana serva Iambe fece a Demetra nel tentativo di farla sorridere. È certo dunque che ogni Ateniese partecipava al corteo e non solo gli iniziati ai Misteri, dal che se ne deduce che questa parte del culto non era affatto segreta.
Il giorno 20 il corteo arrivava ad Eleusi al santuario Telestèrion. Arrivati, i fedeli si separavano dagli altri partecipanti e, alla luce delle torce, entravano nel cortile davanti al santuario, dove si purificavano nelle vasche e dove le donne danzavano intorno alla fonte di Callicoro. Entrati quindi nel santuario, interrompevano il digiuno bevendo il ciceone. I candidati, pena l’espulsione, dovevano recitare di fronte ai sacerdoti la formula segreta che attestava la loro iniziazione ai Piccoli Misteri. Da Clemente Alessandrino sappiamo che l’iniziato all’atto della cerimonia recitava la formula (synthema): “Ho digiunato, ho bevuto il ciceone (kikéon), ho preso gli oggetti dal cesto (kiste), ho lavorato e ho rimesso nel cesto alto (kàlathos) e da lì nell’altro cesto (kiste)”.
I sacri oggetti, usualmente erano custoditi in un locale speciale del telesterion, chiamato anáktoron, a cui soltanto lo ierofante aveva accesso.
Quali fossero gli oggetti sacri contenuti nelle ceste rimane un segreto e ci sono versioni molto diverse tra loro. Se consideriamo che questi riti nascevano da un contesto agricolo, è plausibile che il contenuto delle ceste avesse a che fare con l’orzo e con la lavorazione dello stesso che veniva poi bevuto con il ciceone. Altri ritengono che la cesta contenesse il Pecten-cteis, cioe l’organo sessuale femminile, che Apulejo chiama Mundum muliebre, e che venisse rappresentata l’unione generativa di maschio e femmina, la sacra coniuctio cosmica, a simboleggiare l’unione dell’iniziato con la dea.
Molto interessante si rivela il ciceone, bevanda fondamentale nei riti di Eleusi. Il termine kykeón di per sé non indica alcun tipo specifico di bevanda, bensì molte bevande differenti, che di ingredienti comuni avevano solo l’orzo. Per il resto i componenti andavano dal vino al miele, dal formaggio all’acqua, dalla cipolla al timo: il termine, preso a sé, equivale al generico cocktail. Il ciceone dei Misteri Eulesini è composto di acqua e orzo e rimescolato con un rametto di menta.
Si ritiene che l’orzo usato per la preparazione fosse stato parassitato dall’ergot, la Clavices Purpurea, un ascomiceta parassita di parecchie specie di graminacee e cereali, orzo compreso, che produce gli sclerozi, corpi globosi simili a speroni. Per la forma che assumono, danno una conformazione particolare alla spiga, molto ben visibile nella segale, da cui la denominazione di segale cornuta. Il chimico Albert Hofmann, che nel 1943 scoprì la droga LSD definita allucinogena psichedelica, nel 1978 effettuando studi sull’ergot, ne riscontrò effetti allucinogeni simili a quelli dell’LSD. Lo stesso Hofmann dice: “Può realmente provocare, date certe condizioni esterne ed interne, una totale esperienza mistica simile all’unio mistica”. Sempre secondo Hofmann, il rapimento di Persefone, avvenuto a seguito della raccolta di un narciso, non sarebbe altro che la rappresentazione di un rapimento ad opera di una droga. Il grande segreto relativo alla bevanda era sicuramente noto solo allo Ierofante. Questo spiegherebbe perché le esperienze che avvenivano ad Eleusi siano rimaste segrete in quanto avvenivano in uno stato alterato di coscienza e quindi difficilmente condivisibili.
Il giorno 21 cominciavano le prove iniziatiche, tese a far sperimentare ai candidati la morte e la rinascita nella consapevolezza. Il tutto si articolava in diverse fasi.
Gli iniziati compivano una rituale e spaventosa discesa agli inferi, guidati dai rispettivi mistagoghi.
Prima pare che venissero sepolti con solo il viso scoperto e una volta dissepolti avveniva la discesa in cunicoli bui o semibui, dove c’erano apparizioni spaventose che rappresentavano le passioni terrene. Sembra che i cunicoli, disposti come un labirinto, fossero infestati da serpenti e ragni velenosi, oltre che da belve feroci. Si dice che gli eventi fatali non siano mancati, almeno in tempi arcaici. In questa fase dell’iniziazione il candidato, comunque, doveva procedere per il cunicolo senza esitazioni e senza mai voltarsi, il tutto teso a simboleggiare la necessità dell’abbandono della vita terrena senza rimpianti.
Proclo, ad esempio, ha così testimoniato: “…nelle teletai i misti, poiché vedono delle apparizioni indicibili e dei simboli terrifici, divengono più atti a ricevere l’iniziazione ed hanno più vivo il desiderio di riceverla.”
Dopo questo viaggio spaventoso, il candidato veniva posto davanti ad un tribunale, il quale lo condannava a subire delle non meglio precisate pene simboliche a fronte delle colpe commesse in vita. Seguivano abluzioni purificatorie e guaritrici.
L’iniziando quindi beveva simbolicamente l’acqua che doveva procuragli oblio, il tutto teso a simboleggiare la necessità di dimenticare la vita terrena onde non rimanere più preda delle passioni ingannatrici che la caratterizzavano. A questo punto i candidati si lanciavano verso la luce, contemplando contemporaneamente delle splendide apparizioni ed unendosi a cori celesti, il tutto volto a rappresentare l’ascesa dell’anima verso l’Intelletto Supremo.
Scriveva Plutarco — «dapprima si erra faticosamente, smarriti, correndo timorosi attraverso le tenebre senza raggiungere alcuna meta; poi si è invasi da ogni tipo di terrore, spavento, tremore, sudore e angoscia. Alla fine, una meravigliosa luce viene incontro e si vedono danze, si odono solenni canti ieratici e si hanno sante apparizioni»
Un elemento importante delle rappresentazioni di Eleusi è l’insieme di parole misteriose che solo lo Ierofante poteva pronunciare. Formule magiche di origine divina e parole segrete formavano un tutt’uno con le cose segrete, formule che senza dubbio servivano da guida all’adepto nelle sue esperienze post mortem.

L’oscurità ed il segreto gelosamente e costantemente custoditi, hanno reso ai posteri molto difficile la via per conoscere intimamente le varie cerimonie e di comprendere le loro arcane significazioni.
I pochi e oscuri dettagli che ci sono rimasti sul contenuto dei Misteri di Eleusi non spiegano sufficientemente l’immenso prestigio che essi ebbero prima nella Grecia tutta, poi nell’intera area ellenistico-romana, in quanto ciò che li rendeva importanti era quello che veniva “visto”, l’apparato scenico e lo stato d’animo in cui ciò avveniva e questi non ci ha dato conoscerli.
Il mito di Demetra ha data luogo anche ad altre cerimonie celebrate tra l'11 e il 13 di Pianepsione (all'incirca il 26-28 ottobre) le Tesmophorie. Ad Atene le Tesmoforie erano aperte solo alle donne di condizione libera, sposate con cittadini ateniesi. Si svolgevano prima della semina e duravano tre giorni, gli uomini erano interdetti da questa cerimonia ad esclusione dello Ierofante.

BARBARA MARCHESINI